Dal 1948, anno di fondazione dello Stato d’Israele, alcuni paesi arabi contestano il diritto d’Israele a esistere. Altri si sono acconciati all’idea di un vicino così diverso e hanno concluso accordi di pace (Giordania, Egitto) o intese di convenienza. La propaganda anti-israeliana, che a volte stinge in propaganda anti-sionista se non anti-semita, è stata la coperta sotto cui nascondere i mali interni dei regimi. La primavera araba scoppiata nel 2011 ha lasciato poche speranze e dissipato molte illusioni.
Il ritorno a regimi autocratici purché stabili è pratica presente. All’Europa e all’Occidente si ripropone il dilemma: se stare con i forti purché tengano sotto controllo gli eversori o incoraggiare i deboli perché tentino la via del cambiamento. Le responsabilità europee e occidentali per quanto accade nel Mediterraneo certamente ci stanno, ci stanno pure le responsabilità dei paesi della regione.
Attraverso le rotte mediterranee, ora quella terrestre è preferita alla marittima, arrivano migliaia di profughi di varia provenienza e tutti con l’obiettivo di sistemarsi in Europa, meglio se al nord dove le occasioni sembrano più incoraggianti. A Calais come nel primo approdo di Grecia dopo la Turchia lo spettacolo è lo stesso.
Uomini e donne e bambini allo stremo da una parte, polizia e esercito dall’altra a fare da barriera ma senza opporre eccessiva resistenza, ne va dell’indole umanitaria d’Europa. Lampedusa è proposta al Nobel per la pace, il Sindaco riceve riconoscimenti ovunque ma non quello più ambito di avere l’isola sgombra dal carico umano che l’affligge.
Sul Mediterraneo preme il Golfo Persico. Il Mar Rosso sta poco distante, passi Suez e ti si apre l’Europa. Nel Golfo si contrappongono le due potenze musulmane, gli sciiti d’Iran e i sunniti (wahabiti) di Arabia Saudita. L’Iran si affaccia ad una nuova stagione. Con l’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni, il popolo vuole aprirsi al progresso senza tante remore. I moderati riportano il successo alle elezioni, si spera che la svolta nelle relazioni internazionali si trasferisca alla situazione interna. La Persia di antica cultura torna fra noi dopo decenni di isolamento.
Il Mediterraneo dei nostri studi classici e delle nostre letture moderne. Il Mediterraneo di Fernand Braudel e Claudio Magris e Pino Daniele. Il Mediterraneo dell’urlo di Fausto Piano e Salvatore Failla, due isolani che al loro mare hanno dato tutto. Il Mediterraneo anela alla calma: vuole tornare ad essere il mare sotto casa della nostra infanzia.
Cosimo Risi