Nel suo ultimo libro, Perché i tempi stanno cambiando (12/2015), egli sostiene che occorre necessariamente realizzare le riforme di sistema al fine di “sfruttare appieno tutte le opportunità offerte dall’Unione”; al contrario di quanto viceversa è accaduto in principio e nella fase di unificazione immediatamente precedente all’ultima crisi finanziaria internazionale (2007), allorquando il nostro paese, a cattivo esempio, non è stato capace di sfruttare il finanziamento dei fondi strutturali europei (FSE).
E al fine, ancora oggi, di rendere competitivo il nostro sistema economico nazionale e in particolare di sostenere la domanda di prestito che il Tesoro – si legge nel libro – rivolge annualmente ai mercati per un importo complessivo di circa 400 miliardi.
Giunti all’inizio dell’ultimo capitolo del libro, il Governatore si chiede se in Italia sia auspicabile “una presenza pubblica … maggiore di quella che oggi si osserva”. In proposito, egli insiste su un ruolo diverso che lo stato dovrebbe o comunque è chiamato a svolgere oggi in Italia, non più di “produttore”, come dal dopoguerra in avanti, bensì di “regolatore” dell’economia nazionale, in ordine ai mali o comunque le inefficienze del sistema nazionale delle imprese, e in generale, per se stesse: una dimensione piccola o medio-piccola, una gestione familiare, una minore capacità innovativa, una struttura finanziaria di debito, preponderante rispetto al capitale e quindi dipendente in eccesso dal credito bancario.
Al fine di potenziare e rendere quindi competitivo questo sistema, Visco suggerisce che lo Stato: 1) assuma un ruolo di coordinamento delle iniziative dei numerosi enti pubblici di ricerca esistenti 2) agevoli il credito di imposta per le attività di ricerca e di sviluppo 3) faciliti la gestione nei diversi settori delle amministrazioni pubbliche, quali giustizia, istruzione, lavoro e servizi 4) promuova e garantisca la legalità, la sicurezza personale, la difesa e la qualità dell’ambiente. In modo che sia realizzata, nel complesso, quella che Visco chiama la “variabile decisiva” sia per la crescita economica che per lo sviluppo, ovvero “gli investimenti, privati e in infrastrutture”.
Angelo Giubileo (Quinta parte – fine)