Così Alfonso Gatto rispose a Lello Bersani che gli chiese “Cosa vorrebbe che gli astronauti trovassero sulla luna?” nel corso della storica diretta televisiva “25 ore sulla luna” del 20 luglio 1969, condotta da Tito Stagno.
Domani ricorre il quarantesimo anniversario dalla tragica scomparsa di una delle figure più eminenti della cultura del Novecento. Per tale anniversario si moltiplicano qualificate e meritate celebrazioni nella sua città e in altri luoghi d’Italia.
In questi anni, pur se tra qualche alto e basso, Salerno non ha smesso di ricordare uno dei figli più illustri, e non solo attraverso il rituale d’intitolazione di un’arteria stradale importante, o l’apposizione di una targa, ma soprattutto mediante iniziative tutte riferite alla sua opera, anche per merito della fondazione a lui dedicata.
Nel decennale, il sindaco di Salerno, Michele Scozia, promosse, tra le altre cerimonie, un convegno di altissimo profilo culturale presso Palazzo di Città con relatori del calibro di Carlo Bo ed Aldo Falivena. In occasione del Ventennale, fu Alfonso Andria, presidente della Provincia di Salerno, ad immaginare e realizzare un cd che raccoglieva alcune delle poesie più note di Gatto, declamate dalla voce di Achille Millo e scandite dalle musiche di Guido Cataldo.
Per il quarantennale, il sindaco, Enzo Napoli, nell’ambito delle manifestazioni in suo onore, ha inteso spalancare le porte del massimo cittadino ed affidare alla bravura di Toni Servillo i versi del poeta salernitano. Mentre, “Il Catalogo” – del suo amico Lelio Schiavone e di Antonio Adiletta – ospita una esposizione di 45 foto che testimoniano l’inteso legame tra l’intellettuale e lo spazio culturale che cofondò nel 1968. Una mostra che ha registrato, fra gli altri, l’autorevole apprezzamento di Giorgio Napolitano, il quale già nel 2011, da presidente della Repubblica, volle rendere personalmente omaggio all’artista con una visita alla galleria.
Poco più che ventenne, con “Isola”, la raccolta che lo inserì a pieno titolo nella corrente ermetica, il maestro diede il via ad una sterminata produzione che spazia dalla poesia alla prosa; dalla pittura al teatro. Gatto, artista poliedrico e famelico della vita, è stato incarnazione e interprete del rapporto che, da sempre sussiste, tra l’Arte e chi, con la sua sensibilità è capace di tradurla e di trasferirla agli altri.
Di lui resta l’immagine di uno scrittore coinvolto dalla vita, capace di raccontare e descrivere ogni emozione, in un tratto ricco di toni e colori nuovi. Di lui rimane tanto, compreso quel meraviglioso sguardo, quegli occhi profondi e magnetici che lo distinsero e caratterizzarono pure nella sua particolare interpretazione dell’apostolo Andrea ne “Il Vangelo secondo Matteo”, discussa opera cinematografica di un altro dei suoi grandi amici, Pier Paolo Pasolini.
editoriale a cura di Tony Ardito
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