“Fin dall’inizio delle discussioni e delle audizioni istituzionali sul recepimento delle direttive europee avevamo chiesto una riforma radicale, un approccio metodologico diverso rispetto al passato, una normativa più leggera che mirasse a far emergere la capacità del fare delle nostre aziende, gli investimenti, le specializzazioni, le soluzioni progettuali più idonee in un ambito di maggiore trasparenza e di valorizzazione della qualità rispetto al prezzo.
Oggi siamo soddisfatti di una disciplina più improntata al soft law, attenta ad una qualificazione reale degli operatori fondata sulla dimostrazione delle loro capacità e potenzialità, ma anche della loro storia e dei loro comportamenti, così come accogliamo finalmente con piacere un progetto serio di professionalizzazione e qualificazione delle stazioni appaltanti, dalla verifica dei requisiti per bandire una gara alla composizione delle commissioni giudicatrici.”, prosegue il Presidente di Aniem.
Che aggiunge: “Mai come questa volta ci sembra che il coraggio improntato alla volontà di cambiamento e innovazione abbia prevalso sulla paura e sull’arroccamento conservatore, che peraltro ha trovato anche questa volta i suoi fervidi sostenitori. Ma diamo atto al Governo di aver ascoltato fino all’ultimo le proposte finalizzate a migliorare il testo, soprattutto sul tema della qualificazione per gli appalti fino ad 1 milione di euro.”
“Ci auguriamo – conclude Piacentini – che l’imminente passaggio parlamentare possa ulteriormente migliorare il Codice, soprattutto su alcuni aspetti che riteniamo importanti per garantire una piena e corretta concorrenza in un sistema economico che, non lo dimentichiamo, è costituito da micro, piccole e medie imprese, realtà produttive che devono essere supportate nei loro processi di crescita con giusti tempi e modalità.
In questo senso auspichiamo che siano riviste le norme sulla procedura negoziata fino ad 1 milione di euro che nell’attuale testo prevedono una consultazione limitata anche a soli 5 operatori, scelta che ci pare eccessivamente restrittiva in un mercato che rappresenta circa l’85% degli appalti; così come vorremmo che il grande passo in avanti compiuto con l’individuazione delle commissioni giudicatrici e relativo sorteggio non venisse stemperato dalla norma che consente per gli appalti sotto soglia alla stazione appaltante di nominare componenti interni allo stesso ente appaltante.”
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