Si sarebbe fatto cento volte la tribuna stampa, dal centrocampo alla Curva Sud, e ritorno, consumando le scarpe e “bruciando” un pacchetto di sigarette, tra un sorriso agli amici e un’occhiata “storta” ai salutisti che con lo sguardo provavano a dirgli che lì era vietato fumare. Nostalgia canaglia, di quel “vecchio” («ma io so’ nu’ giovanotto, e arrivateci voi all’età mia», ripeteva come un disco rotto, senza che ci si stancasse mai di sentirlo) professore prestato al giornalismo.
Accadde oggi, un anno fa. All’alba d’un maledetto 13 marzo. Zaccaria Tartarone era malato da un po’, eppure agli amici di sempre aveva semplicemente detto che stava «giocando una partita difficile». Rassicurando dopo le cure: «Siamo 2-0 per me». Deve averlo rimontato, quell’infame d’un tumore che l’ha sconfitto troppo presto. Chi crede nell’Altra Vita, ora lo immagina nel mondo dei Giusti, “incazzato” di brutto, ché da lassù i pasticci della difesa granata forse si vedono ancora più nitidi. Ovviamente, Zak sarebbe tra quelli che sperano ancora, e che se sentisse adesso parlare di retrocessione si farebbe pure una “toccatina” scaramantica. Ovunque tu sia, sbollita la rabbia, scrivici due righe in punta di penna, caro Prof…
Dario Cioffi (Metropolis)