L’Intesa del Ministero con ciascuna Regione è insostituibile e giuridicamente necessaria non solamente per il Piano della Portualità e della Logistica – come pure ha sostenuto il Ministero delle Infrastrutture con il Sottosegretario Del Basso de Caro in risposta ad una precedente Interrogazione di Iannuzzi nella seduta della Commissione Trasporti dello scorso 24 febbraio- ma pure ed allo stesso modo per lo schema di decreto legislativo per la riorganizzazione del sistema portuale e per la creazione delle nuove Autorità di Sistema, previsto dalla Legge di delega c.d. Madia, che parimenti riguarda la materia dei porti oggetto di competenza legislativa sia dello Stato sia delle Regioni.
Il meccanismo delle intese, quindi, deve riguardare, unitariamente e senza alcuna ingiustificata distinzione, sia il Piano Nazionale della Portualità, sia la riforma della Governance. Solo con le intese non viene violato il principio basilare, costituzionalmente rilevante, della leale collaborazione fra Stato e Regioni. La Corte ha potuto affermare espressamente questo principio per la normativa sul Piano della Portualità e non già per quella della Delega Madia, unicamente perché solo la prima e non già la seconda è stata sottoposta al suo giudizio. Ma non c’è’ dubbio che la ratio del principio è identica e si applica anche alla riforma delle Autorità’ portuali.
Questa posizione è stata assunta dal Coordinamento Nazionale degli Assessori regionali alle Infrastrutture e Trasporti, presieduto da Fulvio Bonavitacola. Del resto solo il coinvolgimento pieno e vincolante delle Regioni, che hanno profonda conoscenza della realtà dei diversi Territori, può condurre a decisioni utili e equilibrate, evitando soluzioni sbagliate ed affrettate, quale appunto la istituzione in Campania di una sola Autorità di Sistema, così come il Presidente della Regione De Luca ha già indicato al Ministro Del Rio.
In questa ottica vanno scongiurate in Campania operazioni di accorpamento delle Autorità portuali, che non possono essere giustificate dall’automatico ed irragionevole riferimento alle Reti Ten ed ai Porti Core e che non servirebbero ne’ al porto di Salerno, né tantomeno a quello di Napoli. In questa ottica, l’unica che può soddisfare l’interesse pubblico alla buona amministrazione, debbono, invece, essere tutelate e valorizzate realtà positive ed efficienti, come quella del Porto di Salerno, ben governate ed in continua e significativa crescita per tutti gli indici produttivi (traffico merci e container; traffico passeggeri e crocieristico; volume delle entrate annuali; capacità di spesa e di utilizzazione tempestiva ed efficace delle risorse nazionali ed europee per investimenti infrastrutturali ed opere portuali).
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