Dalla Campania arriva un’app per consentire alle persone autistiche di infrangere le barriere causate dalla malattia. L’App denominata ‘Liar’ (Language interfaces for autistic riabilitation) è stata sviluppata dal centro Neapolisanit di Ottaviano, in provincia di Napoli, e realizzata in collaborazione con l’Università Federico II. Oggi la presentazione in occasione del congresso ‘Icaba 2016’ organizzato dall’Irfid (Istituto per la ricerca, la formazione e l’informazione sulla disabilità) e promosso nell’ambito delle iniziative della “Settimana dell’autismo”.
Attualmente Liar è a disposizione dei pazienti del centro Neapolisanit in via sperimentale e può essere installata su tablet e pc Windows, ma l’obiettivo è estenderne l’utilizzo, entro il 2016, anche ai sistemi Android ed Apple. L’app – come è stato spiegato – permette di comunicare qualsiasi tipo di informazione a soggetti che non hanno competenze verbali e che hanno acquisito un sistema di comunicazione basato sullo scambio di immagini. Attraverso un’interfaccia, il genitore inserisce in memoria tutte le immagini che il bambino utilizza più frequentemente, fotografandole o scaricandole da internet così che il bambino autistico poi segnala ciò che vuole dire mettendo in fila le immagini e poi il tablet o il pc convertono in modo automatico le immagini in linguaggio vocale.
Secondo i dati emersi, in Campania si registrano 782 nuovi casi di autismo l’anno e a livello nazionale l’incidenza è in aumento del 10-15 per cento ogni anno. I numeri relativi all’autismo descrivono – come spiegato dagli esperti di livello internazionale che si confronteranno a Napoli sul tema fino a domenica 10 aprile – un quadro da “allarme sociale” e l’assenza di cure che portino alla guarigione contribuisce a delineare uno scenario “ancor più preoccupante”, mentre – è stato sottolineato – sono stati compiuti “importanti progressi” nel campo della riabilitazione, sviluppando tecniche e strumenti per migliorare la qualità di vita dei soggetti affetti da questa patologia. “In Italia c’è un problema di fondo perché – spiega Giovanni Maria Guazzo, direttore scientifico di Irfid onlus – la legge 104, pur essendo un’ottima legge perché permette l’integrazione del bambino disabile all’interno del contesto classe, mostra dei limiti drammatici con soggetti autistici che non hanno adeguate abilità sociali sia di comunicazione che di relazione”. E proprio sul fronte dell’inserimento scolastico, l’Irfid ha sperimentato un modello di inserimento graduale del bambino in classe attraverso dei ‘peer tutors’: coetanei già inseriti nel contesto scolastico, capaci di familiarizzare fuori dalle mura scolastiche con i compagni affetti da autismo, favorendone così il loro inserimento nel gruppo. Il modello necessita che nell’aula sia tutto ben definito e schematizzato in anticipo perché gli autistici soffrono di ansie anticipatorie e hanno bisogno di sicurezze maggiori per sentirsi partecipi.
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