I Forestali avvalendosi del metodo delle evidenze fisiche, protocollo di indagine che consente con ricostruzione anche postuma della scena del crimine di scoprire le dinamiche e le cause dell’ incendio, sono riusciti a individuare l’autore il quale usando il fuoco per pulire il terreno, al fine di eliminare l’erba secca e arbusti infestanti presenti sul fondo di proprietà, anche a causa del forte vento, aveva perso il controllo delle fiamme, causando un grosso focolaio che ha distrutto circa dieci ettari di macchia mediterranea. Le evidenze tecnico-investigative sono state incrociate poi con i più tradizionali sistemi di indagine che hanno consolidato l’ipotesi investigativa.
Le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali, effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole se finalizzate al reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti. Tali attività, sono sempre vietate nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi che va in genere dal 15 giugno al 30 settembre, e comunque in tutti i casi in cui sussistono condizioni metereologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli (presenza di vento, siccità) o nei casi in cui possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana.