Ci sta una sfasatura temporale fra l’andamento delle crisi e l’avvento dei migranti. Forse che i migranti non leggono i giornali né seguono i talk show televisivi? Tutto può essere in una situazione senza capo né, purtroppo, coda.
La diplomazia internazionale, aiutata da una buona dose di interventi militari, sta ponendo riparo a due crisi ormai inacidite. Nell’ordine: la crisi siriana e la crisi libica. In Siria l’intervento russo al fianco del “legittimo” governo di Damasco sta liberando le città dal dominio del DAESH e spinge il Califfato in spazi più stretti. I siriani restano nelle città e alcuni che sono partiti vi fanno ritorno. Esitano naturalmente, troppe ne hanno viste in questi anni, ma prevale in alcuni il senso di appartenenza alle radici. Gli altri sono trattenuti in Turchia in base all’accordo con l’Unione europea, che continuerà ad accoglierne un numero programmato.
A Tripoli, o meglio in una base navale nelle vicinanze, si insedia il Governo del nuovo Primo Ministro. La sua presa sul paese ha bisogno di consolidarsi, milizie avverse imperversano in varie zone. La sua personale sicurezza è in bilico. Occorre che la comunità internazionale lo assista anche e soprattutto nel vigilare sulle frontiere esterne. Quella del Mediterraneo con Italia e Malta, gli stati europei front liners, è la più calda. La buona stagione spingerà molti migranti a cercare riparo da questa parte del mare. Gli sbarchi aumenteranno a misura dell’avanzare dell’estate. “Odio l’estate” – cantava Bruno Martino – e chissà che non finiranno per odiarla anche le popolazioni costiere del Canale di Sicilia dopo averla attesa tutto l’anno.
La sfasatura temporale sta nella lentezza dell’iniziativa diplomatico – militare rispetto all’urgenza dei migranti di arrivare in Europa prima che tutti i varchi si chiudano. La rotta terrestre attraverso i Balcani è in secca, resta la marittima. E l’Italia – si sa – è paese accogliente. Finisce per prendere tutti, salvo rimpatriare o riallocare i pochi che rientrano nei programmi europei.
Chiediamo assistenza e solidarietà all’Unione europea. La pista europea sarebbe la panacea dei nostri affanni. Ma questa funziona a singhiozzo. Alcuni stati membri collaborano, altri si mettono di traverso. L’Austria, tanto per dire, intende applicare controlli stringenti al Brennero. Misure prettamente elettorali? In Austria hanno l’abitudine di votare e le campagne ormai si giocano sulla faccia feroce che si esibisce a cospetto dei migranti. I controlli al Brennero a questo servono. E allora perché non estendere i controlli a Tarvisio e ai numerosi varchi fra i due paesi? La logica dei controlli è implacabile. Funziona se la rete è impenetrabile in ogni punto, altrimenti attraverso la maglia debole passa di tutto. La risposta corretta ad un’emergenza che poco ha di corretto passa per la concertazione multilaterale. La risposta nazionale è buona per la stagione elettorale e poco più.
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