“Lo Stato deve tutelare innanzitutto le vittime e i deboli contro prepotenti e violenti – spiega – e poi deve avere carceri dignitose che puntano alla rieducazione dei detenuti. In Italia, non si tenta il recupero del detenuto favorendo il lavoro, percorsi di emenda o riabilitazione. Si punta, invece, a non far entrare il delinquente in galera o a farlo uscire prima. Ciò accade in entrambi i casi per unico motivo, non si vogliono spendere i soldi”.
“Non si assumono a sufficienza né poliziotti penitenziari, a cui non si assicura adeguata formazione, né sociologi, né assistenti sociali, perché costa – aggiunge-. Non si costruiscono carceri né si aprono quelle già finite né si ristrutturano quelle esistenti, perché costa. Non si fa lavorare i detenuti, né gli si insegna una professione, perché costa. Non si favorisce il lavoro esterno, né si garantisce il reinserimento sempre per lo stesso motivo, costa”.
“L’unica cosa che si fa e la si spaccia per riabilitazione – conclude Cirielli – è quella di non farli entrare in carcere quando lo meritano alzando la soglia penale e li si scarcera anticipatamente, grazie agli “svuotacarceri” appunto, solo perché si pensa che questo non costi, almeno a breve termine. Insomma, si fa pagare il fallimento dell’applicazione dell’articolo 27 della Costituzione ai cittadini onesti e alle vittime dei reati, offesi due volte”.