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Salerno: aperta fino al 15 maggio la mostra ‘Il confine…lo spazio unisce’

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Resterà aperta fino  Domenica 15 Maggio la Mostra Interculturale IL CONFINE LO SPAZIO CHE UNISCE presso l’Istituto Saveriano Missioni Estere in Via Fra Giacomo Acquaviva 4 a Salerno. La Mostra  è stata inaugurata lo scorso 27 Febbraio ed è aperta ai visitatori ed alle scolaresche, da Lunedi 7 Marzo. Fino ad oggi, la mostra ha registrato circa 1350 visitatori, tra queste numerose scolaresche degli istituti superiori, particolarmente interessati all’attualità della tematica. La proroga dei tempi di apertura al pubblico favorirà ulteriori momenti di incontro e di scambio ai quali la cittadinanza tutta è invitata a partecipare.

“IL CONFINE, LO SPAZIO CHE UNISCE” si è rivelato un filo conduttore che magicamente si snoda da un ambiente all’altro nella varietà degli stimoli che la mostra di quest’anno offre ai visitatori. “Abbiamo avuto modo di accompagnare gruppi eterogenei – raccontano Luciano e Rosina Di Gregorio – da una classe di bambini di sette anni, di seconda elementare, a gruppi di adulti, passando per numerose classi di adolescenti.Denominatore comune: interesse sempre vivo anche se la durata media del percorso si attesta intorno alle due ore.  Lungo il percorso si sviluppano anche alcune dinamiche che coinvolgono i visitatori, diverse che variano in funzione dell’età dei visitatori. Molto efficace si rivela quella iniziale quando alla frontiera un bizzarro controllore per un momento esclude alcuni visitatori dall’ingresso. Molto interesse suscitano anche le testimonianze e le esperienze dei missionari Saveriani vissute nelle terre oltre i confini.”




“Gli adolescenti – aggiunge Lucia Quaranta – sono colpiti dalla sezione dove parliamo dei confini interiori, la paura degli altri, la voglia di rinchiudersi in se stesso, la difficoltà a superare i propri confini. Mentre i più piccoli sono colpiti dalla sfortunata  storia d’amore tra Piramo e Tisbe, ostacolata dai loro parenti e costretti a parlarsi attraverso una fessura nel muro”. “Non ha prezzo – conclude Marta Chiaradonna – riscontrare l’emozione percepita dai ragazzi in visita; in particolare ricordo una scolaresca elementare che, durante la visione del documentario dedicato alla “tregua di natale 1914” ha applaudito dinanzi alle immagini che rievocavano la partita di pallone giocata al fronte quel santo giorno!”.

Il tema di quest’anno è di estrema attualità; Antonio Bonifacio ricorda come di recente Papa Francesco a Lesbo abbia pronunciato parole precise sull’argomento “Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura.  Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri”.

Tutto ciò – aggiunge Lucia Capriglione della Rete Radiè Resh – mentre in Europa, al Brennero, si registra  la decisione unilaterale del governo austriaco di reintrodurre i controlli di frontiera, volti a impedire il transito ai migranti. Una decisione grave, un errore politico ed un atto egoistico sotto il profilo umano e sociale. Caino dov’è tuo fratello? Oggi rilanciamo la domanda alla troika europea, non solo al governo austriaco, ma a tutti quelli dell’antico continente. Non si può immaginare di andare avanti così. Occorre non solo confermare la libertà di circolazione, ma rafforzare politiche che favoriscono la circolazione non solo a fini commerciali o turistici ma, in questa fase storica, anche e sopratutto a fini umanitari e solidali.

La costruzione materiale delle barriere è una violazione palese del trattato di Schengen, in quanto realizzata senza tener conto della legge europea né tantomeno della volontà dell’Italia. Questa iniziativa mette a rischio il principio dell’Europa come spazio comune all’interno del quale i cittadini godono di libertà di movimento, ma soprattutto decreta il fallimento dell’autorità europea come garante di politiche comuni. L’arroccarsi di tanti paesi all’interno dei propri confini rivela l’incapacità e/o la mancanza di volontà nel trovare soluzioni comuni e giuste al dramma dei migranti e delle guerre dalle quali essi fuggono.

Questa decisione risulta tanto più incomprensibile in quanto il confine del Brennero – di alto valore simbolico per la storia dei due paesi che accomuna –  è uno dei varchi meno frequentati dai migranti, che spesso lo percorrono per venire in Italia più che per andare in Austria. Si tratta chiaramente di una scelta rivolta a salvaguardare equilibri elettorali interni a scapito del progetto europeo, segnando il ritorno a quel nazionalismo che tanti drammi ha provocato nel corso del ‘900, e che l’era Schengen aveva di fatto superato. La fortezza Europa mostra qui il suo lato più debole, ma anche la mancanza di un progetto politico reale capace di fare da collante tra i suoi 28 membri, di garantire la sicurezza interna così come l’accoglienza per chi fugge dalla fame e dalle guerre.

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