Su Facebook Memoli scrive: “Premetto che migliorare la qualità di vita negli ambienti che viviamo sta a cuore ad entrambi, personalmente sia per sensibilità sia per dovere amministrativo, quindi seppur con idee diverse l’obiettivo è comune. Ritengo che se Zaha Hadid avesse progettato la trasformazione urbana del pianeta, oggi non parleremo di barriere. Esagerato? No, e vi spiego il perché! La prima cosa che mi ha lasciato sbigottito è stata il momento in cui mi sono accorto che i flussi di persone percorrevano gli spazi insieme, abili e diversamente abili, senza avere corsie preferenziali.
Certo, le pendenze non sono all’8% ma per coloro che non riuscivano a muoversi in autonomia (non solo chi spinge una carrozzina) c’erano installati gli ascensori ad ogni livello. Il banco reception è ad altezza uomo normodotato ma verso l’estremità si abbassa notevolmente da permettere a persone di bassa statura o accomodati di rendersi visibili. Per quanto riguarda i parcheggi riservati, le famose strisce gialle, ne ho viste a bizzeffe ma sinceramente non ho fatto caso se destinate alla Capitaneria di Porto o a persone con disabilità ma sono certo che sarà molto facile sopperire all’eventuale mancanza”.
Gianluca Memoli conclude il posto con una riflessione prettamente soggettiva: “non ho mai intrapreso un viaggio da solo, né ora né “prima”, che sia una crociera o un pellegrinaggio ho avuto sempre con me una compagnia e pertanto credo che a questa grande opera non mi ci recherò mai solo!”.
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