De Maizière e i suoi sono costretti da due giorni, da quando sono uscite le prime indiscrezioni, a giustificare l’idea balzana di rinnovare un piano che era stato aggiornato l’ultima volta alla fine della Guerra fredda, nel 1989, quando incombeva ancora il pericolo di una guerra nucleare. Aggiornarlo proprio adesso, in un momento di angoscia generale sul terrorismo jihadista non sembra un’idea grandiosa, ma dopo le proteste dell’opposizione, i social media sembrano aver accolto il progetto con la filosofia giusta: seppellendolo con una risata.
In tedesco fare provviste si dice “comprare come un criceto” e qualcuno su Twitter ha messo in guardia che accanto ai due litri di acqua al giorno, ai legumi o alla radio a manovella che il governo suggerirà di tenere nello sgabuzzino anti-catastrofi, “è consigliabile tenere un solo criceto”. Altri si chiedono “ma se dopo i dieci giorni di quarantena è domenica?”, insomma molti sembrano in sintonia con il tabloid Bild che ha titolato “ma che è ‘sta cretinata?”
Il portavoce del ministero minimizza, fa notare che piani del genere sono sempre esistiti, che servono a sopravvivere in tante situazioni di emergenza, che vanno dal terrorismo alle catastrofi naturali. Ma in queste ore di polemica – l’opposizione parla di un’inutile “creazione di panico” – nessuno discute sul fatto che possa essere utile, in astratto.
Dopo gli attacchi recenti di Ansbach, Wuerzburg e Monaco, però, è discutibile presentare un piano di emergenza del genere e poi nascondersi dietro un generico “sono sempre esistiti”. Del resto De Maizière è il ministro che dopo l’attentato sventato l’autunno scorso allo stadio di Hannover si presentò davanti alle telecamere e disse “ci sono cose che non vi possiamo dire perché vi spaventerebbero”. Forse a volte è meglio tacere del tutto
Fonte Repubblica.it