“Quando la polizia – racconta Sara – gli ha chiesto il motivo della loro venuta in Italia, il papà di 34 anni di origine libica, assieme alla moglie di 31, ha detto che non cercava lavoro e non era scappato per la guerra o altro. Lui voleva solo salvare la piccola Baaharam gravemente malata. La bimba, infatti, non fa altro che piangere, non vede e non ha la mobilità delle mani e delle gambe. Il loro desiderio è curare la bambina e non importa se sia in Italia o altrove.
Con sè aveva anche la cartella clinica della figlia. Era molto impaurito – aggiunge la giovanissima mediatrice culturale – e, una volta toccata la riva, è scoppiato in un pianto liberatorio. Mi ha confessato di aver temuto di non riuscire a completare questo viaggio, lungo e complicato. Ha avuto il timore di non riuscire a mettere in salvo la moglie e le figlie. So che ora la famiglia è stata portata in un centro di accoglienza a Policastro”.
La donna riferisce che ”si è rasserenato quando ha visto che una speranza di vita e di salvezza si intravedeva all’orizzonte. Ha detto di non avere più nessuno nella sua terra, sono morti tutti, sia i suoi familiari che quelli di sua moglie. Non gli resta che la sua famiglia che desidera a tutti i costi proteggere”.