LA LETTERA. “Il cuore antico della città di Salerno custodisce nel suo seno un ricco patrimonio artistico ed architettonico, storico e culturale, di grande bellezza e d’inestimabile rilievo, ancora troppo poco valorizzato e conosciuto.
Ogni impegno, di converso, va rivolto a produrre una virtuosa saldatura tra il presente attuale e quanto c’è stato prima, concorrendo ad evitare il rischio di una lacerazione grave, nel trasferimento di memoria, tra le diverse generazioni che- l’una dopo l’altra- si succedono.
E’ del tutto evidente, infatti, che il prossimo futuro è seriamente ipotecato in negativo se si recide- o anche se s’incrina- il necessario riferimento collettivo col passato, col rischio conseguente che- in tal modo- privi di sicuri orientamenti ed ancoraggi, si proceda poi verso il futuro al buio.
Il pieno ed integrale recupero e la restituzione alla pubblica fruizione dell’antica città, con la capillare pubblicizzazione della sua tradizione e storia peculiare, dovrà d’ora in avanti sempre più costituire oggetto del massimo e intelligente impegno collettivo atto a garantire nuovo slancio alla necessità, non oltre differibile, di una vera ripresa economica, sociale e culturale della nostra realtà territoriale.
Potrà apportare nuova linfa, accelerazione e svolta a ciò, il rafforzamento di una collaborazione, e di un’azione coesa, tra forze sociali e Istituzioni, rivolto a realizzare- in sinergia- identici obiettivi condivisi.
D’altronde, si va legittimamente diffondendo la consapevolezza del fatto che il rilancio, da troppo tempo auspicato, della città e della provincia di Salerno, della Regione Campania e- più in generale- di tutto il Mezzogiorno nel suo insieme, dovrà basarsi, innanzitutto, anche se non solo, sugli assi portanti di sviluppo incentrati sui temi essenziali del turismo e della cultura.
Architravi portanti decisivi, su cui iniziare finalmente a costruire la scrittura di una nuova e più ambiziosa storia di futuro. Su questi versanti grande è il lavoro da portare a compimento!
Ebbene, stridente è tuttavia, la contraddizione- ancora non risolta- tra grandi potenzialità e realtà.
Per limitarci a richiamare un solo esemplificativo- e non esclusivo- esempio appare utile riportare in emersione il caso emblematico di Palazzo Pinto, originariamente appartenuto ad un ramo dell’omonima, antica e nobile famiglia.
Una presenza suggestiva, di straordinario rilievo, un segno di secolare storia- stratificata e concentrata-di varie civiltà e di domini che, nel corso di secoli diversi, si sono succeduti.
Un ampio ed assai vasto complesso monumentale, il cui restauro è stato fino ad ora realizzato in modo egregio, e tuttavia parziale, che invece andrebbe rapidamente completato.
D’altra parte era questo l’obiettivo su cui si è convenuto, di comune intesa, nel comodato d’uso trentennale concordato e siglato tra Provincia di Salerno,Azienda Ospedaliera-Universitaria “ San Giovanni di Dio e Ruggi e Ruggi d’Aragona- Scuola Medica Salernitana” con la Soprintendenza Archeologia della Campania lo scorso 4 settembre 2015.
L’integrale recupero, ed il completo restauro del plesso,è senz’altro un obiettivo, assai qualificante, che può essere portato a compimento, iniziando finalmente a superare i diversi rallentamenti e i vari intoppi poi intercorsi.
La pratica attuazione della restituzione alla pubblica fruizione di un complesso monumentale di straordinaria bellezza, può positivamente concorrere a dare una risposta anche all’esigenza di predisporre servizi più funzionali ed efficienti per il riordino della stessa Soprintendenza, in questi mesi oggetto di accorpamenti, con rischio di secca contrazione degli organici, e senz’altro bisognevole di una diversa, più funzionale ed incisiva riorganizzazione.
Un luogo dove sarà possibile allocare anche ulteriori e supplementari attività, da quelle del restauro, all’organizzazione programmata di cicli di lezioni e conferenze, un punto palpitante di costante promozione di arte e di cultura.
Il volume di spesa complessivo dell’operazione non appare particolarmente esorbitante e l’investimento in questa direzione risulterà col tempo d’evidente utilità, nell’immediato e- soprattutto- in un arco di tempo futuro differito.
Si potrebbe in tal modo fornire anche un positivo contributo al tema, scoperto, attuale ed irrisolto, di una ricollocazione, più funzionale ed efficace, di parte della forza lavoro e delle diverse professionalità già operanti.
Lasciare il tutto nella condizione attuale, d’incompiutezza col rischio di abbandono, questa di certo risulterebbe colpa grave!
Un patto ed un’intesa, quindi, in grado di portare mirabilmente a compimento una qualificante azione, valida, virtuosa, meritevole, rispettosa dei vincoli esistenti, da cui trarrebbero credibilità e vantaggio i diversi soggetti in tale operazione, su piani differenti, a vario titolo,coinvolti e interessati”.