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Referendum, Ministro Boschi ad Avellino: ristabilire verità su oggetto del voto

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“Ristabilire la verità rispetto ai tanti tentativi di sovrapporre al referendum tutta una serie di questioni che con il referendum nulla hanno a che vedere”. Questo il “filo rosso” indicato dal ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che ha concluso una manifestazione promossa dal Pd a sostegno del Sì ad Avellino. “Al referendum – ha detto il ministro Boschi – non voteremo sulla legge elettorale, che invece viene messa insieme alla riforma costituzionale. Anzi, se vince il Sì, l’Italicum sarà sottoposto al giudizio della Consulta se, come credo, lo chiederà una minoranza dentro il Parlamento. Se passa la riforma costituzionale, tutte le leggi elettorali, preventivamente, saranno sottoposte al giudizio della Corte”. Nel suo intervento, Boschi ha ribadito che con il referendum, “non si vota per questo governo, per il Pd o per gli altri partiti che sostengono il governo ed hanno sostenuto le riforme. Su questo, si vota nel 2018 con le elezioni politiche”.

“Diminuzione della democrazia? Deriva autoritaria? Nella riforma costituzionale non c’è un articolo o un singolo comma che aumenta i poteri del presidente del Consiglio. Altre riforme, proposte o votate dal Parlamento in passato, prevedevano invece modifiche forti alla forma di governo e ai poteri del premier”. Così continua il suo discorso Maria Elena Boschi. “Si vota sulle modifiche che riguardano la seconda parte della Costituzione – ha detto – quella che disciplina l’organizzazione dello Stato. La legge non modifica in alcun punto la prima parte della Carta, non vi è alcun intervento che riguarda i principi fondamentali che tutti invece vogliamo difendere e tutelare, dall’articolo 1 all’articolo 64 niente viene modificato”. A sostegno della tesi, Boschi cita i costituzionalisti schierati per il “No”: “Votano “No” perché non condividono una serie di ragioni, tra queste i rapporti tra Stato e Regioni, ma essi stessi dicono di non temere una deriva autoritaria. Se non credete a me, credete a loro che hanno l’onestà di riconoscere che non è una riforma che porta rischi alla democrazia”.

(ANSA).

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