La seconda pagina, sempre in La, (Einfach, innig), offre un arabesco melodico ripreso tre volte, con un’armonizzazione sempre diversa, sulla base di un accompagnamento pianistico, scandito dalle quartine di crome. L’ultima Romanza (Nicht schnell), più ampia, riporta il trittico alla semplicità iniziale, con un tema ascendente il cui incipit è derivato dalle ultime battute pianistiche del brano precedente. In scena, quindi le voci più interessanti del nostro conservatorio, a cominciare dal soprano Colette Manciero dal Mozart del“Così fan tutte” “Una donna a quindici anni”, con Despina portavoce della filosofia da bodoir di Don Alfonso, che cederà la scena al soprano Orsola Leone che omaggerà il Gioacchino Rossini de’ “La Cenerentola”, con l’aria del sorbetto affidata a Clorinda “Sventurata mi credea”, che di solito viene espunta.
Ribalta quindi, per la calda voce del mezzosoprano Luana Grieco, la quale sarà la Charlotte del Werther di Jules Massenet. “Va! Lasse couler mes larmes”, la grande emozione di Charlotte si svela su di una sorta di anticlimax del sax alto che avrà il suono del M° Antonio Florio. Il passaggio dalla luce al buio, dal giorno alla notte, dalla vita alla morte è il tema trattato dal poeta Ludwig Rellstab in Auf dem Strom e trasformato da Franz Schubert nello stupendo Lied che conclude la prima parte della serata, affidato alla voce di Colette Manciero, al corno, in partenza per Hannover di Stefano Cardiello e al pianoforte di Azzurra Romano.
Aria di raro ascolto è certamente “Bondì, Venezia Cara” da “Il Campiello”, testamento musicale diWolf-Ferrari, che ascolteremo dalla voce di Orsola Leone, mentre il bel canto italiano sarà omaggiato dal finale de “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini con l’aria di Adina e la virtuosistica cabaletta “Ah! Non credea mirarti….”, che saluterà i virtuosismi canori di Colette Manciero. Dall’ Italia alla Francia con l’ Offenbach di Les Contes d’Hoffmann di “Elle a fui, la tourterelle!”, la prima aria di Antonia, con Orsola Leone e la celeberrima“Barcarolle”, che sarà eseguita da Colette Manciero e Luana Grieco, ove il soave e il patetico sono costantemente pedinati da ironia e senso del grottesco, a chiudere il concerto dopo il cavallo di battaglia di Luana Grieco, quell’ Habanera con cui si avanza algida e sensualissima, fiera e autodistruttiva, Carmen.