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Fonderie Pisano, Marcelli Fiom:”Nessun disastro ambientale provocato”

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I lavoratori delle Fonderie Pisano di Salerno hanno incontrato quest’oggi il responsabile della Fiom Nazionale Maurizio Marcelli sull’annosa situazione della loro fabbrica, chiusa dalla magistratura soprattutto per reati di tipo ambientale: Le Fonderie Pisano sono state chiuse per reati di disastro ambientale che a noi risultano quanto mai infondate – tuona Marcelli – Secondo le analisi Arpac non esistono emissioni in atmosfera tali da provocare danni alla salute dei cittadini delle abitazioni limitrofe mentre per la Procura i tumori della zona sono da attribuire solo ed esclusivamente alle Fonderie Pisano.

Non c’è stata violazione delle norme da parte del proprietario dello stabilimento o dall’atteggiamento complice dei lavoratori. L’attività delle Fonderie Pisano non si deve fermare. Se restano ferme per lungo tempo si perderanno tutti i clienti e le quote di mercato. Per una violazione puramente amministrativa si ha il dovere di dissequestrare l’impianto ma il magistrato non lo fa ed è una cosa gravissima.

I magistrati – ha spiegato – sono molto attenti all’opinione pubblica. A fronte di quello che è avvenuto qui nei mesi passati sul fatto che questa Fonderia sembrava essere l’origine di tutti i mali, la Procura si è sentita in dovere di intervenire preoccupata. Abbiamo sbagliato anche noi perché non siamo stati capaci di spiegare il valore del lavoro industriale che produce ricchezza e non mortalità, se ben fatto”. Per Marcelli, dopo il sequestro dello stabilimento, la proprietà dei Pisano non è andata al Riesame “perché è talmente nella ragione da pensare che sarebbe stato dissequestrato subito”.

I tempi del trasferimento e costruzione di un nuovo stabilimento in altra zona sono lunghi, ci vorrebbero tre anni, e stare fermi tanto tempo farebbe perdere tutti i clienti, quindi le Fonderie dovrebbero nel frattempo continuare la loro attività.

Siamo sindacalisti e non esperti di industria, ma contattati alcuni esperti abbiamo un piano con le nuove tecnologie per ridurre al minimo o a zero qualunque emissione in atmosfera e siamo pronti ad incontrare Legambiente, Green Peace, Wwf e altre associazioni per verificare la giustezza di tali interventi. Si è pensato alla delocalizzione del sito a Campagna in una zona industriale e non agricola e anche in quel caso verranno seguite tutte le procedure per il rispetto dell’ambiente: la nuova industria che sarà più grande, con tutti i 120 occupati potrà assumere anche altre forze lavoro da prendere proprio tra i residenti del comune stesso dove aprirà la nuova Fonderia. Per ciò che concerne la cassa integrazione può essere concessa in deroga ai lavoratori. Sulla mobilità dei lavoratori stessi i Pisano avevano qualche remora che poi hanno analizzato a fondo ritornando sui propri passi.”

Anselmo Botte della Cgil dice: ‘’I sindacati hanno voluto questo tavolo di incontro al Ministero, mentre per la stampa sembra siamo quasi marginali in questa vicenda. Le domande le ha fatte il sindacato e quindi siamo noi in prima linea.”

All’indomani della notizia di delocalizzare nel comune di Campagna (Salerno) lo stabilimento salernitano delle Fonderie Pisano, i sindaci della zona iniziano ad insorgere. Il primo a farlo, sin da subito, è proprio il sindaco di Campagna, Roberto Monaco. “Le vocazioni di pregio ambientali che vanta il nostro comune e tutta la Piana del Sele – rimarca – non sono coerenti con l’industria pesante”.

“Il terreno in questione, dove sorgeva l’ex Rdb non è pubblico bensì privato, non ci risulta neanche che sia stato acquistato, o almeno a noi non è stato comunicato nulla. Venerdì abbiamo convocato un consiglio comunale monotematico per ribadire le nostre ragioni e sabato pomeriggio abbiamo un consiglio della Comunità Montana, dal momento che Campagna ne è al suo interno. Porteremo avanti ogni azione possibile al fine di evitare questa delocalizzazione. Non siamo stati contattati da nessuno e quando questo avverrà ribadiremo il nostro no. Non siamo neanche stati invitati a Roma, cosa ovvia se la localizzazione doveva avvenire qui da noi. Tutto ciò va contro il nostro lavoro amministrativo attento sin da subito alle politiche ambientali”.

Il sindaco di Eboli, Massimo Cariello parla di “fantasie montate ad arte” quelle relative alle notizie su una ipotetica delocalizzazione nell’area della Piana. “Ad Eboli e nella Piana del Sele – ripete – non se ne parla nemmeno di delocalizzare lo stabilimento. Immaginare una delocalizzazione a San Nicola, da parte di chi nemmeno conosce il territorio, come nel caso della proposta di un’associazione salernitana, oltre che scorretto istituzionalmente, è anche illogico e senza alcuna possibilità di realizzarsi. Questo territorio ha una sua specificità nel campo ambientale, dello sfruttamento delle energie alternative e del rispetto dei luoghi. Sento parlare anche di ipotesi in territori limitrofi come Campagna, ma sono certo che si tratti di fantasie montate ad arte”.

 

 

 

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