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Le Fonderie restano sotto sequestro, il dramma di 120 famiglie

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Niente sconti per le Fonderie Pisano che restano sotto sequestro.  A deciderlo il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Salerno, Stefano Berni Canani.  Per il magistrato che ha deciso la conferma dei sigilli, le immissioni in atmosfera dei fumi-per avendo raggiunto un livello più basso rispetto alla soglia di criticità- restano comunque «intollerabili e molesti».  Non sono stati ritenuti sufficienti i nuovi rilievi dell’Arpac eseguiti ad agosto e che avrebbero dato – almeno in parte – risultati positivi. Respinto, dunque, il ricorso dell’avvocato Guglielmo Scarlato, presentato dopo il parere negativo espresso dalla Procura lo scorso fine settembre.



Nella richiesta presentata dall’avvocato della famiglia Pisano vi era la possibilità di riprendere la produzione all’80 per cento delle proprie capacità così da evitare lo sforamento dei parametri di tutela ambientale. Il tutto, chiedevano i Pisano, sempre sotto la custodia giudiziaria così che ci potesse esserci un immediato intervento di chiusura dei forni al primo sforamento dei tetti di salvaguardia dell’ambiente. Una soluzione questa che, a loro avviso, avrebbe consentito lo smaltimento delle commesse.

Prima di traslocare sarà necessario qualche anno e che nel frattempo, se i cancelli restano chiusi, le Pisano avranno perso tutte le commesse e riaprire non avrà più senso. Per questo gli operai temono di perdere il lavoro.  Ed invece niente da fare.

Il giudice ha ritenuto di non dissequestrare la fabbrica di Fratte e la prossima mossa toccherà (se lo vorranno) agli industriali salernitani che potranno rivolgersi al Tribunale del Riesame per ottenere parere contrario al provvedimento del magistrato del Palazzo di Giustizia di Salerno. Ore di angoscia per i 120 lavoratori. Ci sono 60 giorni di tempo entro cui la procedura di mobilità aperta deve necessariamente risolversi positivamente. In caso contrario, proprio sotto Natale, scatterebbero i licenziamenti per tutti e 120 gli operai.  Un colpo al cuore durissimo per le 120 famigli  ma per tutto il mondo economico ed occupazionale del salernitano

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