Gli interrogativi sono pesanti e vale riportare qui per gli assenti quanto si è detto. La dottrina economica è sconcertata, ad usare un eufemismo. Pur vantandosi di avere studiato e previsto tutto, salvo sbagliare le previsioni, gli economisti non hanno considerato il caso della disintegrazione di una zona economica. La prassi – dicono – ha offerto solo casi d’integrazione, come appunto l’Unione europea. Se la zona integrata si disintegra, è un problema. Tutti ci perdono: massimamente quelli che vanno via, minimamente quelli che restano. Una partita lose – lose, per dirla nel linguaggio caro agli economisti. I Britannici perdono alcune grandi imprese che preferiranno spostare le attività nel continente integrato. Easyjet l’ha già annunciato ed altre big firms seguiranno. I continentali perderanno il mercato britannico che si darà regole diverse e probabilmente protezionistiche.
Il nodo sta nella libera circolazione delle persone. L’infortunio della scuola britannica, che distingue gli allievi fra italiani doc e napoletani – siciliani, potrebbe segnalare una tendenza. I “continentali” non saranno graditi nel Regno Unito a qualsiasi titolo. Per converso i britannici non saranno graditi nel continente. L’Europa si farà più stretta e tutti perderanno. Certe conquiste, che ora sembrano così fattuali da stare là da sempre e per sempre, sono reversibili. Le compagnie low cost , che facilitano i viaggi a migliaia di viaggiatori, esistono grazie al mercato unico europeo. Se questo si spezzetta in tanti mercati nazionali, si torna alle vecchie compagnie di bandiera con le tariffe da capogiro che molti di noi ancora ricordano.
Il programma Erasmus ha mobilitato e mobilita milioni di studenti. L’ideale sarebbe che nel prossimo decennio si arrivi alla mobilità di trenta milioni di giovani. Un sogno realizzabile con le regole attuali e con adeguati finanziamenti. Un azzardo in caso di frammentazione degli studi per cui ciascun ragazzo resterà nell’orticello domestico a coltivare la propria lingua se non il proprio dialetto.
Il rischio più grosso che corriamo – anche se nessuno per ora lo teme davvero – è che l’Europa delle nazioni ridiventi l’Europa bellicosa e coerentemente belligerante del XX secolo. Una guerra oggi lascerebbe ben poche tracce dietro di sé. Lo scenario è talmente spaventoso che pure le diatribe, per ora solo verbali, fra Russia e Stati Uniti ci sembrano esercizi da campagna elettorale. In America si vota a novembre e non a caso si dice che il Presidente americano è il Presidente di tutti.
Il messaggio finale della serata salernitana è: teniamoci stretta questa Europa, semmai riformiamola dove necessario, prepariamoci alla scadenza del 25 marzo 2017 con animo di speranza.
Cosimo Risi
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