Brasiliano d’origine ma italiano di adozione – sette anni e mezzo tra Varese, Pisa, AlbinoLeffe, Crotone, Torino e Salernitana, Denilson Gabionetta ha accettato a febbraio l’offerta dell’Hangzhou Greentown. Due anni di contratto e opzione per il terzo, 400 mila dollari a stagione, un salto notevole dai 60mila euro di Salerno, percepiti ogni due mesi. Qui non solo pagano puntuale ma, fuori sacco, gratificano lui e i suoi compagni di squadra con 2 mila dollari per ogni vittoria e mille per ogni pareggio saldando il conto prima della partita successiva. «Non posso nascondere che qui i soldi facciano la differenza ma la mia è stata una scelta di vita». E infatti si è trasferito con la moglie Gisele e la figlia Isabella di 2 anni. «All’inizio ero scettico, a Salerno stavo benissimo. Ma il club continuava a rinviare il rinnovo e ho colto al volo l’occasione di fare un’esperienza in un Paese nuovo, con le due donne della mia vita».
Hangzhou, sede dell’ultimo G20, è una delle principali mete turistiche: ampi spazi verdi, il meraviglioso Lago dell’Ovest che è patrimonio Unesco, templi e pagode. Gabionetta se n’è innamorato, senza recidere il legame con l’Italia. «Frequento il ristorante gestito da un signore di Matera, ho trovato un supermercato con tutti i prodotti italiani. Salerno mi è rimasta nel cuore, ho tanti amici lì, comprese le famiglie Volpe e Di Motta che mi facevano sentire a casa. Però ad Hangzhou non mi manca nulla. Abito in un condominio splendido con giardino, piscina, palestra». Non tutto è oro. «Ero abituato a essere indipendente, qui per fare qualsiasi cosa devo chiedere a qualcuno. La lingua è un ostacolo, comunico a gesti: all’inizio mi innervosivo ma ora mi viene da ridere». D’altronde è una babele la stessa squadra. Lo staff del Greentown è composto da un cinese, un giapponese, un coreano, un bulgaro e un brasiliano.
Si lotta per la salvezza e Gabionetta, abituato alla serie B italiana, qui è di un’altra categoria. «Faccio l’esterno sinistro nel 442, in Italia stavo a destra. A volte i miei compagni fanno degli errori… Si corre avanti e indietro, c’è poca tattica. Per i primi sei mesi ogni lunedì facevamo 8 chilometri di corsa, poi per fortuna siamo passati agli sprint. Nello spogliatoio è tutto più rilassato. Si scherza, qualche compagno porta le casse e mette la musica a palla». La tensione del nostro mondo è un lontano ricordo. Non a caso la chiacchierata con la Gazzetta avviene, a poche ore dalla partita, nella hall dell’albergo di lusso che ospita il Greentown. Tutto fin troppo tranquillo ad Hangzhou, che segue il calcio con distacco. Il patron della squadra, Song Weiping, è un immobiliarista che ha costruito mezza città. Il Greentown sembra più un orpello che un asset strategico. L’affluenza allo stadio è di 10mila spettatori a partita, compresi gli incalcolabili biglietti omaggio. «Mi manca il calore del pubblico, mi manca il rapporto coi tifosi», ammette Gabionetta. «Ma non mi lamento: sono tranquillo, nessuno mi disturba, la mia famiglia sta bene. E mi pagano pure bene».
Fonte GazzettadelloSport.it