E così i testi dei messaggi che quotidianamente inviamo non avrebbero più segreti per chi sfonda il muro di carta della sicurezza e della tutea della privacy. Il tutto avverrebbe usando soltanto il numero di telefono della vittima. Ed è proprio sulla segreteria che si concentra la porta d’accesso ai segreti degli utenti.
La verifica dell’utenza può essere fatta anche con un codice comunicato telefonicamente da una voce sintetizzata. Quando il telefono della vittima è spento, la chiamata finisce in segreteria, portando con sé nell’insicuro contenitore il codice di sicurezza. Secondo gli esperti questo problema di fatto è sottovalutato: “WhatsApp, da noi informata della vulnerabilità, si è detta semplicemente “non interessata al problema” perché, secondo la società, la responsabilità sarebbe degli operatori telefonici.
Telegram invece non ha risposto alla nostra segnalazione, come anche i gestori che abbiamo contattato”. Questa vulnerabilità può essere chiusa facilmente con la collaborazione delle telco e dei fornitori di servizi — spiega Paolo Lezzi, Ceo e fondatore di InTheCyber — ma è solo la dimostrazione dello stato non ottimale in cui versa la sicurezza dei sistemi informatici e digitali”.
Fonte Ilgiornale.it