La mozione, discussa nel corso della seduta, è stata approvata da tutti, ad eccezione del consigliere di opposizione Giuseppe Zitarosa. “Il Comune di Salerno – si legge nel documento – sosterrà l’iniziativa di delocalizzazione dell’impianto anche attraverso il mantenimento delle attuali previsioni di Piano, a condizione che la proprietà dell’area attui la delocalizzazione nei termini prestabiliti e provveda alla conseguente necessaria bonifica e riqualificazione dell’area”.
Alla seduta erano presenti il comitato Salute e Vita presieduto da Lorenzo Forte, i lavoratori dell’azienda e i sindacati. “Oggi – spiega Francesca D’Elia (Cgil) – non abbiamo fatto un presidio. Avevamo chiesto da tempo che si facesse una discussione in Consiglio comunale. Avevamo anche ipotizzato un Consiglio comunale monotematico perché è giusto che questi momenti drammatici, incluso la procedura di licenziamento, sia oggetto di dibattito in sede istituzionale”.
Al Comune, invece, questa mattina non era presente, il presidio permanente “considerando inaccettabile ed inutile la tardività di una discussione in tale sede. Non è più ormai il tempo di dispute, proclami e fantasiose soluzioni: oggi ci si deve affidare al lavoro serio e dettagliato della magistratura”. Per il consigliere di opposizione Antonio Cammarota “è necessario far riprendere le attività, seppure a ritmo ridotto, cercando di salvare l’ultima industria di Salerno”.
Per Dante Santoro: “quella di oggi non è una vittoria, ma una sconfitta, il risultato di venti anni di promesse disattese”. E, mentre Santoro ipotizza come sito per la delocalizzazione il comune di Eboli, Roberto Celano punta l’attenzione sulla cementificazione di abitazioni civili che va scongiurata nell’area dove oggi sorgono le fonderie. Per Zitarosa, invece, l’unica soluzione per salvare i lavoratori, sarebbe quella di “farli lavorare anche attraverso le cooperative del Comune”.
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