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Grimaldi (Confitarma), tassa emissioni? Sì ma non solo a navi

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“Lo shipping è il settore che ha fatto di più per la riduzione dello Co2, se si vuole imporre una tassa sulle emissione ben venga ma l’importante è che sia imposta a tutti i mezzi di trasporto”. Lo ha detto Emanuele Grimaldi, presidente di Confitarma, a margine della VII edizione di Shipping and the Law, in corso a Napoli.

In merito all’allarme internazionale sull’aumento di Co2 nell’atmosfera, ha ricordato che “il 90 per cento di tutte le merci che si muovono nel mondo si muove via mare, tra container, bulker, tank, trasporti ro-ro. Tutti i settori insieme dello shipping sommati pesano per il 2,2% sulle emissioni totali di Co2, una cifra che si è anche ridotta negli ultimi anni, visto che prima della crisi era il 2,6%”.

“Poi se nel mondo si decide di tassare le emissioni – ha spiegato Grimaldi – si faccia, ma questa tassazione deve avvenire per tutti comparti che trasportano molto meno merci e passeggeri e inquinano molto di più. E non intendo solo gomma e treni, ma un discorso andrebbe fatto anche per l’industria e l’agricoltura”.

Grimaldi ha poi proposto che “questa tassa venga data a un fondo governato dall’Imo, (International Maritime Organization, ndr) che è un po’ l’Onu del mare, perché possa essere usata a sostegno di emergenze come quella dei migranti, oppure per operazioni di pulizia dei mari inquinati”.

Grimaldi a Napoli ha parlato anche del porto partenopeo, che a giorni dovrebbe avere la nomina di Pietro Spirito come nuovo presidente: “Chiunque sarà il presidente – ha detto Grimaldi – lo aspetta un lavoro impegnativo. Dovrà affrontare lo sviluppo delle banchine, degli spazi, mettere ordine.

La Campania, considerando anche il porto di Salerno, è una grande area di consumo e un importante hub per le esportazioni e in futuro il suo peso sarà ancora maggiore. Ma per questo ci vuole un buon presidente e un buon segretario generale che possano finalmente lavorare per far crescere il porto e attingere anche da quei fondi europei e nazionali che sono disponibili per sviluppare le infrastrutture”.

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