Insegnante, salernitana, classe 1965, ha esordito nel 1987 con “Il silenzio vivente” (Editrice Bose Giesse). Con Albatros il Filo ha pubblicato “Cuori Morbidi” (2010), “I due portoni” (2014), “Confessioni a Spalle” (2015). Di recente pubblicazione la silloge poetica “Estensioni Oleate” (2016 Arduino Sacco Editore).
«Mi capita, forse da quando sono nata, ma non ho memoria di questa sensazione, di attraversare tutte le cose con famelica voracità, questo mio modo di essere allontana le persone, soprattutto quelle che amo». È l’incipit del libro diMaria Pagano edito da Albatros. Più che un inizio è una dichiarazione di essere e una radiografia del carattere ansiogeno, veloce, energetico di uno dei due protagonisti di questa storia di amore e sull’amore a 360 gradi: Rosmara. Ernesto è l’antitesi; dove Rosmara rincorre la vita, ci danza, soccombe e si rialza, strappa brandelli con le unghie e con i denti, lì Ernesto frena, mette il paracadute, le babbucce del quieto vivere e attende lo sviluppo degli eventi. Una vita come un cielo da osservare senza siepi ma che a volte può caderti addosso e non vuoi scostarti, ripararti, correre.
Rosmara e Ernesto, antipodi dell’amore: rincorsa e frenata. Sullo sfondo della loro traballante storia Orvieto e Berlino con la pioggia. Ma quando l’amore ti cade addosso come un vaso di gerani da un grattacielo, cosa fai? Ti sposti o pianti le radici nel tuo cuore? Rosmara le radici del suo amore, senza mai perdersi d’animo, costantemente le cura, le innaffia, mentre Ernesto, diviso, combatte l’abitudine del passato e la novità del presente: la sua ex, il vaso caduto dal cielo. Rosmara crede, insiste, dalla sua isola raccontandosi attende… Muto, razionale, Ernesto ascolta il vento, delle cicale imita la vita senza fermarsi a primavera. Per amare ci vuoi coraggio, non fuga, dinamismo non catatonia ci vorrebbe l’energia come il moto delle onde, vanno, vengono, ritornano ogni volta diverse, mai ferme. Come marchio a fuoco in un finale da scoprire, le parole indicative di Bukowsky: «La testa si deve perdere in due, altrimenti è un’esecuzione»