Salerno nella top venti delle aziende ‘green’

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aziende-greenSalerno nella top venti delle province con più aziende “green”. La graduatoria – elaborata da Fondazione Symbola ed Unioncamere  all’interno del Rapporto “GreenItaly 2016” (settima edizione) presentato nei giorni scorsi – prende in considerazione il valore assoluto di imprese (con almeno un dipendente nei settori dell’industria e dei servizi) che tra il 2010 e il 2015 hanno investito – o prevedono di investire nel 2016 – in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale; e di attivare assunzioni non stagionali di “green jobs” in senso stretto programmate entro l’anno (calcolate sul totale della domanda di lavoro provinciale).

I profili professionali più richiesti? Agronomo, ingegnere ambientale, risk manager, ingegnere energetico, chimico ambientale, bioarchitetto, ingegnere ambientale, progettista di impianti solari, eco-brand manager, carpentiere specializzato nella costruzione di tetti iper-isolati, esperto di bonifiche, tecnico del risparmio energetico, green copywriter.

La provincia di Salerno si colloca al quindicesimo posto con 6.430 imprese e 490 assunzioni ed in Campania è preceduta soltanto da quella di Napoli (quarta posizione in Italia con 12.370 aziende e 3.050 posti di lavoro). Oltre l’area partenopea, soltanto il Barese precede il Salernitano nel Mezzogiorno: un risultato, quindi, particolarmente significativo, se si considerano l’estensione territoriale e la densità imprenditoriale.

Il quadro generale.

“La green economy – è scritto nella nota di sintesi del Rapporto – si è dimostrata una delle più significative ed efficaci risposte alla crisi. Una reazione che incrocia la natura profonda della nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, naturali alleate dell’uso efficiente di energia e materia, dell’innovazione, dell’high-tech. Una evoluzione di sistema avviata dal basso e spesso senza incentivi pubblici da una quota rilevante delle nostre imprese. Una scelta, che si basa su investimenti e produce lavoro, non scontata in tempi di crisi, ma coraggiosa e vincente”.

I numeri premiano le imprese che investono in tecnologie “green”.

Dal punto di vista dei numeri “più di un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso sulla green economy, che in Italia significa più innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza”. Sono oltre 385mila le aziende italiane – il 26,5% del totale – dell’industria e dei servizi che dal 2010 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. “Una quota – spiegano gli analisti – che sale al 33% nel manifatturiero, dove l’orientamento green si conferma un driver strategico per il Made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell’occupazione. Nel manifatturiero il 46% delle imprese che investono in tecnologie verdi esporta, contro il 27,7% delle imprese non investitrici; il 35,1% delle imprese green ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre; il 33,1% ha introdotto innovazioni, contro il 18,7% delle altre”.
I “green jobs”.
“Alla green economy – evidenziano gli autori del Rapporto – si devono inoltre 2 milioni 964mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze verdi. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Dall’economia verde, infatti, arriveranno quest’anno 249.000 assunzioni fra green jobs in senso stretto e figure ibride con competenze green: pari al 44,5% della domanda di lavoro non occasionale. Quota che sale fino al 66% nel settore ricerca e sviluppo. Il contributo dei green jobs al prodotto lordo del Paese viene stimato per il 2015 a 190,5 miliardi di euro, pari al 13% del totale complessivo”.

Dove sono più richiesti i green jobs 
“La prima regione “per numerosità assoluta di assunzioni programmate di green jobs in senso stretto è la Lombardia, dove se ne contano quasi 20.000, pari a poco più di un quarto del totale nazionale (27,6%), seguita a distanza dal Lazio, dove si sfiorano le 9.000 assunzioni (12,2% del totale nazionale), dal Veneto con 6.400 assunzioni di green jobs (8,9%), Emilia Romagna e Piemonte con oltre 5.000 in ciascun caso”. Sotto soglia/5.000 si collocano, invece, “due regioni meridionali, Campania e Sicilia, dove le assunzioni di green jobs sono poco più di 4.000”. La Lombardia “spicca anche per intensità relativa della domanda di green jobs a livello regionale, visto che è la regione con la quota più alta di assunzioni di figure green sul totale della domanda di lavoro regionale”. Avvicinandoci ancor di più ai territori, “le prime province per numerosità assoluta di green jobs programmate sono le grandi realtà di Milano, con 12.000 assunzioni, e Roma, con oltre 7.000. In terza posizione c’è Torino, dove la domanda di green jobs è di 3.700 unità circa, quarta Napoli con 3.000 assunzioni, quinta Bergamo con 1.870. Milano, Torino, Napoli e Roma si posizionano anche nella top-ten delle province a più alta intensità di richiesta di green jobs sul totale della domanda di lavoro provinciale”.

Geografia degli eco-investimenti
Molte le imprese green nelle regioni del Nord, ma la loro presenza è diffusa in tutto il territorio nazionale. “La Lombardia è la regione con il più alto numero di imprese eco-investitrici, ne conta 69.390, quasi un quinto del totale nazionale; seguono il Veneto con 37.120 unità, il Lazio con 33.630 imprese green, l’Emilia-Romagna a quota 33.010 e la Toscana con 29.160. Quindi troviamo il Piemonte con 28.480, la Campania (26.910), la Sicilia (23.630), la Puglia (23.330) e Marche (11.870)”.

“A livello provinciale, in termini assoluti, Roma e Milano guidano la graduatoria staccando nettamente le altre province italiane grazie alla presenza, rispettivamente, di 25.240 e 22.590 imprese che investono in tecnologie green. In terza, quarta e quinta posizione, con oltre 10.000 imprese eco-investitrici si collocano Torino, Napoli e Brescia”.

Più innovazione e più export. 
Le aziende della “green Italy” “innovano di più delle altre: “nel 2015 il 22,2% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi contro l’11,4% delle non investitrici. Una propensione ancora più forte nel manifatturiero (33,1% contro 18,7%). Le imprese che investono green hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,7% dei casi, a fronte del 10,9% di quelle che non investono nel verde. Nella manifattura il 46% contro il 27,7%. Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2014 e 2015, nel 25,9% delle imprese che investono green, contro il 16,8% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 35,1% contro il 21,8%”.

La green economy fa bene all’occupazione
Anche nel creare lavoro “la sostenibilità è un driver importante, sia tra le imprese eco-investitrici che tra le altre”. “Quest’anno le assunzioni programmate di green jobs in senso stretto (72.300) e figure ibride con competenze green (176.800) arriveranno nell’insieme a 249 mila, pari al 44,5% della domanda complessiva di lavoratori non stagionali. Nei settori ricerca e sviluppo le figure green richieste sono il 66% del totale: segno evidente del legame strettissimo fra green economy, innovazione e competitività. La domanda di lavoro di green jobs si caratterizza, inoltre, per una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempo indeterminato sono ben il 53,4% nel caso dei green jobs, quando nel resto delle altre figure tale quota scende al 38%. Dal punto di vista settoriale, le costruzioni sono il comparto dove la domanda di green jobs è più intensa, coinvolgendo poco più di un terzo del totale delle assunzioni previste”.

FONTE: WWW.SALERNOECONOMY.IT

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