Il punto esatto dove la terra si è aperta quel 24 agosto, portando morte e devastazione nel Centro Italia è stato identificato dagli esperti dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia.
La faglia si trova nelle Marche, sulla cima del Redentore, sul versante occidentale del massiccio del Monte Vettore, a oltre 2.000 metri d’altezza. Quello che emerge è una spaccatura del terreno chiaramente visibile a occhio nudo che si trova vicino ad Arquata del Tronto, uno dei centri più colpiti dal sisma. Lo scrive l’edizione on line del quotidiano Il Mattino.
L’origine della faglia è ben nota, ma in questi mesi verranno condotti studi e analisi più approfondite per capirne diramazioni e fagliazioni di superficie.
Sul web ha colpito l’immagine del Monte Vettore che domina su Norcia dove si vede chiaramente una crepa che mostra l’andamento della faglia.
Il terremoto corre lungo l’Appennino centrale. All’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Igag-Cnr) lo hanno definito «contagio sismico». Ed è, secondo il ricercatore Andrea Billi, quello sta succedendo in questi giorni: quando la terra trema una faglia perde energia e la trasmette ai segmenti vicini. Il terremoto schizza da nord a sud e viceversa e non è possibile capire se, quando e dove rilascerà tutta la sua tremenda energia. Sul quotidiano La Città in edicola oggi 31 ottobre 2016 Andrea Billi spiega il contagio sismico e dice: «Quando una faglia si muove a livello locale si rilassa, non è più sotto stress. Però perdendo energia va caricare i segmenti lateralmente adiacenti che, a distanza di giorni, settimane, mesi, ma anche decenni, si possono muovere.
Ora noi pensiamo al terremoto di Amatrice del 24 agosto, ma nel 1997 c’è stato quello di Colfiorito che è poco più a nord, poi con L’Aquila nel 2009 si torna a sud. Se li mettiamo tutti in fila ci accorgiamo che è lo stesso fascio di faglie. In questi giorni il terremoto si è spostato lateralmente e da Amatrice ha colpito Visso che è più a settentrione, per poi tornare un po’ più giù verso Norcia. Sono modalità di propagazione abbastanza normali nell’arco dei mesi, anni, decenni. Però sono archi temporali che sfuggono a ogni previsione».