A Salerno l’evento – che si terrà venerdì 4 novembre, dalle 9,30, presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri a corso Vittorio Emanuele, traversa Marano, 15 – è stato organizzato di concerto tra il CUGRI (consorzio nato tra le Università di Salerno e di Napoli Federico II per la mitigazione dei grandi rischi ambientali) e l’Ordine degli Ingegneri provinciale ed ha il patrocinio e prevede la partecipazione di diversi altri Ordini Professionali (agronomi, architetti, geologi, ingegneri) nonché di diversi organi istituzionali. Gli interventi e la tavola rotonda sono volti a mostrare la possibilità di un nuovo paradigma di interpretazione del dato storico legato alla rianalisi critica delle modalità di accadimento delle grandi alluvioni del passato, con particolare riferimento a quanto accade nei piccoli bacini montani.
Un collegamento streaming con una seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Firenze coordinerà l’avvio dell’evento fra tutte le sedi. Quali lezioni abbiamo imparato dal passato? Il rischio di piena in Italia è ancora così alto come nel 1966? Le aree pericolose sono meglio protette di 50 anni fa? Su quali interventi possiamo contare e quali azioni invece ancora mancano? Riusciremo a difenderci dalla prossima alluvione? Sono solo alcune delle molte domande alle quali il seminario diffuso proverà a dare risposta nelle venti città coinvolte.
Per gli organizzatori del seminario diffuso “Le conoscenze tecniche e le strutture organizzative e di monitoraggio hanno fatto progressi enormi negli ultimi 50 anni. Tuttavia l’intensità dei fenomeni idrologici ed il brevissimo preavviso con il quale spesso si presentano ci trovano in molti casi impreparati. Nelle nostre città troppi corsi d’acqua sono sempre più pericolosi, perché nascosti da improvvide coperture o costretti in alvei inadeguati. Nei bacini a monte la manutenzione del territorio è ridotta al minimo. L’informazione alla popolazione deve trovare nuove forme sia per favorire le indispensabili azioni di autotutela sia per offrire un ampio sostegno popolare ad interventi di prevenzione che salvano vite umane anche se non sempre portano consenso politico”.
Il seminario diffuso darà voce ad una ampia e variegata comunità di professionisti che quotidianamente lavorano su questi temi e che auspicano che la memoria possa rappresentare un nuovo inizio, un punto di svolta per affrontare le alluvioni e in generale i rischi ambientali in maniera più consapevole ed incisiva. Per mantenere sempre alta l’attenzione su questa grande emergenza nazionale e per sensibilizzare la popolazione all’esigenza di una corretta prevenzione del rischio alluvionale, gli ingegneri idraulici italiani propongono che il 4 novembre divenga la “Giornata della memoria per le vittime delle alluvioni”.