“Il mio intento – ha affermato Maccauro – era quello di portare l’Associazione fuori delle stanze del nostro palazzo per mettere in scena e condividere idee e progetti con la più ampia base associativa e con tutti i protagonisti della vita sociale, economica, culturale e istituzionale di questa provincia”. Per Maccauro “la precondizione dello sviluppo di questo territorio è la costruzione di una classe dirigente capace di interpretare le esigenze del nostro tempo. Guardando al futuro, due sono le questioni pregnanti: riportare al centro la manifattura, sviluppando quella che oggi viene definita Industria 4.0, e ricondurre la questione sociale dentro quella puramente economica, per non rischiare di avere una crescita per pochi e un mancato sviluppo per tanti”.
Maccauro ha espresso parole di elogio verso Vincenzo Boccia definendolo “l’emblema di chi è arrivato ai vertici passando dal lavoro e non dai salotti buoni. Quando, alcuni mesi prima di diventare presidente di Confindustria, mi espose il suo pensiero e le sue ragioni a sostegno della riforma costituzionale, mi resi subito conto che il nostro sistema di rappresentanza era a una svolta. Aveva deciso di giocare allo scoperto e in modo chiaro le proprie partite, fossero sul tavolo di un referendum o avessero come posta in gioco un maggiore salario a fronte di una più alta produttività. Questo per me significa essere classe dirigente. Per questo oggi Confindustria ci fa sentire forti e orgogliosi di farne parte ed essere diparte, contro l’abulia e l’indifferenza”.
Intanto si sono chiusi i termini della candidature alla successione di Maccauro ed il nome fatto è quello di Andrea Prete.