De Vivo raccontò al giudice di aver «liberato» le due donne, perché «possedute dal demonio». Furono entrambe uccise a distanza di pochi minuti.
Al magistrato, il 32enne disse di essersi ispirato ad un telefilm, suggestionato dalla tv e scoprendo come interrompere il flusso di sangue nelle arterie, stringendo la testa con il braccio. La sua descrizione fu apocalittica, con il mancato uso di armi giustificato dalla volontà di compere un’azione pulita e senza sofferenza. Entrambe le vittime morirono al termine dell’episodio di violenza, con i corpi rinvenuti il giorno dopo. Il gesto si legava ad un contesto familiare precario, dove entrambe le vittime risultavano afflitte da precise tipologie, con Deborah affetta da una forma di autismo e un parallelo, difficile quadro economico pregresso.
A rendere il clima ancor più pesante la morte del padre di Giovanni, avvenuta negli anni 80 e tale da condizionarlo al punto che lo stesso ammise di vedere sempre la data della morte sul suo cellulare. Soffriva di schizofrenia paranoide, secondo quanto riferironoi primi accertamenti.