«Si immaginava, insomma – prosegue – di ridurre il divario tra Nord e Sud. Abbiamo avuto poi la stagione del centrosinistra, quella dei poli industriali. Da allora, siamo arrivati agli anni novanta, si sono registrati più processi di burocratizzazione che di effettivo rilancio. Da allora il Sud è scomparso dall’agenda politica italiana insieme con l’esaurirsi delle spinte propulsive del sistema Italia».
Qui De Luca cita Zora, città invisibile di Calvino «assai simile all’Italia di oggi»: «Un Paese obbligato a restare immobile per essere meglio ricordato». Tutto ciò è accaduto anche perché negli anni Novanta «è emersa una questione settentrionale, fatta di crisi economica e sociale pure al Nord. Il Sud è scomparso a causa anche di una sottocultura del leghismo che ha descritto il Mezzogiorno come palla al piede parassitaria, senza la quale il Nord avrebbe potuto prendere il volo. Ha pesato, poi, l’immagine che il Sud ha dato di sé, della cialtroneria, della lamentosità, delle emergenze continue, come quella in Campania, che ha contribuito a danneggiare l’immagine di questo territorio. Ha pesato l’incapacità di utilizzare un fiume di risorse europee, sprecate e polverizzate, senza alcun salto di qualità, un bancomat per pagarsi le clientele politiche».
Ecco, avverte, «noi oggi vorremmo rilanciare il Sud rendendo chiaro che c’è un interesse economico unitario, che il Nord ci guadagna con lo sviluppo del Mezzogiorno, che è un grande mercato di 20 milioni di abitanti dove il 70 per cento dei beni utilizzati proviene da imprese del Nord. C’è un interesse del Nord a utilizzare il Sud come grande piattaforma logistica per intercettare questi movimenti che arrivano da altri Paesi, altrimenti diretti a Rotterdam e Amburgo. C’è un interesse del Nord a favorire un grande programma di infrastrutturazione e ad utilizzare le Università del Sud. Ne ho parlato con un leghista umano come Maroni, a cui ho detto che se non siamo uniti non avremo alcun peso politico».
Stando ai dati Svimez nel 2015, dice De Luca, «si è registrata una significativa crescita, che però non è strutturale»: «Se qui cresce il pil di qualche decimale è anche grazie ai 3 miliardi di fondi Ue immessi nel territorio. Ma, certo, resta grande preoccupazione perché sono emersi alcuni dati strutturali che peseranno negli anni. Premesso che il reddito pro capite al Sud è la metà del Nord, qui il pil è sceso del 12.3 per cento, al Nord del 7 per cento. Sugli investimenti industriali al Sud la caduta è stata del 43 per cento, quasi il doppio del Nord».
IL PIANO DI DE LUCA. “Ci vuole un piano straordinario per occupare duecentomila giovani nella pubblica amministrazione nel sud”. Lo ha detto Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania aprendo l’Assemblea nazionale sul mezzogiorno a Napoli. De Luca ha sottolineato che “la democrazia italiana non regge se ci saranno altri sette anni di disoccupazione giovanile al 50% al Mezzogiorno”. “Il Sud non può reggere altri sette anni con un tasso di disoccupazione giovanile del 52%” è la riflessione base del governatore che analizza nello specifico il dato della campania (“che, con 51 dipendenti della pubblica amministrazione su 1000 abitanti, è tra le ultime regioni d’italia)”.
STIPENDI A SCALARE. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, parlando del suo “piano choc” per l’assunzione di 200 mila giovani nella Pubblica amministrazione, ha proposto “un meccanismo di retribuzione a scalare. Mettiamo subito a lavorare i laureati con 110 e lode che ora se ne vanno all’estero e diciamo loro: ‘ti metto a lavorare e ti pago 900 euro al mese per il primo anno, mille per il secondo e 1.300 il terzo’, chiedendo loro di fare gli straordinari senza retribuzione aggiuntiva.
Gli proponiamo di ‘buttare il sangue’ per avere però una prospettiva di lavoro”. De Luca ha precisato che nella sua proposta “il rischio demagogia è fortissimo – ha detto – ma la proposta va valutata, perché senza una scelta politica, uno choc forte non reggiamo più. Nella pubblica amministrazione al Sud abbiamo il turn over bloccato da dieci anni e quindi la macchina amministrativa è ormai dequalificata, con una età media alta e l’impossibilità di organizzare un servizio informatico, di trovare un giovane ed entusiasta laureato in ingegneria”.
Sulle risorse da utilizzare per il piano di occupazione lanciato da De Luca a Napoli, il governatore ha spiegato: “prendiamo – ha detto De Luca – i cinquecento euro del bonus cultura e mettiamoli per dare lavoro, prendiamo una quota dei fondi sociali sociali europeo e destiniamoli a questi obiettivi, apriamo una trattativa per usare una parte dei soldi del piano Junker per fermare l’emergenza democratica”.
DE LUCA INVOCA INTERVENTO PUBBLICO. “Senza un massiccio intervento pubblico, il Sud non ce la fa. E su questo tema intendo un grande impegno di grandi gruppi come Finmeccanica, Ferrovie dello Stato, Fincantieri”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel suo intervento all’ assemblea per il Mezzogiorno in corso a Napoli. De Luca ha anche sottolineato la necessità di “un grande programma di riqualificazione urbana a partire dai grandi quartieri della paura.
I diversi ‘patti’ con il governo – ha precisato – sono importanti, perché dentro ci sono opere che possono essere cantierate entro il 2017 e devo ringraziare il governo per questo”. De Luca ha spiegato poi che il Mezzogiorno deve guardare “al Medio Oriente e al mediterraneo che sono una grande carta che possiamo giocarci. Dobbiamo orientare flussi investimento verso questi territori nell’ambiente, nelle energie rinnovabili, nella specializzazione in agricoltura sulla ricerca genetica”.
Il governatore ha ricordato ad esempio che “abbiamo regalato a Israele e alla California l’industria sementiera. Ci vuole poi una svolta decisa sulle nuove tecnologie: nanosatelliti, sistemi d’arma elettronici, aerospazio. Possiamo specializzarci in questi settori per avere un’egemonia sul mercato mondiale. Ci vuole infine un ragionamento sulle zone economiche speciali, dobbiamo introdurle in maniera seria”.