È quanto emerge dalla ventitreesima edizione di Ecosistema Urbano, ricerca di Legambiente realizzata in collaborazione con l’istituto di ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore che mira a tracciare una fotografia delle performances ambientali del Paese attraverso una analisi dei numeri delle principali città. L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria copre come sempre cinque principali componenti ambientali presenti in una città: aria, acque, rifiuti, mobilità, energia.
Tali indicatori consentono di valutare tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale. In Campania rispetto allo scorso anno c’è da dire che è visibile un rimescolamento generale delle graduatorie: c’è chi sale, chi scende di poco, chi crolla, ma sostanzialmente l’impressione generale che si ricava da una osservazione meno generica è che continua a prevalere una diffusa staticità.
Cinque anni. La durata del mandato di un sindaco e soprattutto, per un’amministrazione locale, un intervallo temporale adeguato per realizzare cambiamenti significativi all’interno di una città. E’ proprio partendo da questa considerazione che quest’anno, per la prima volta, Ecosistema Urbano non propone solo un confronto delle ecoperformance urbane con i 12 mesi precedenti, ma analizza un periodo più lungo valutando l’evoluzione dei valori dei capoluoghi in quattro parametri fondamentali (smog, acqua, rifiuti e trasporto pubblico) le cui variazioni dipendono direttamente dall’azione (o dall’inazione) degli enti locali. bene, guardando quello che è successo tra il 2011 e il 2015, si evidenzia come le grandi città italiane siano, dopo un quinquennio, non molto diverse rispetto al passato.
Napoli, per dire, nonostante sia stata fino al 2011 in piena emergenza rifiuti, non ha colto l’occasione di questa crisi per un deciso cambio di passo: la raccolta differenziata è sì cresciuta, ma un ritmo abbondantemente inferiore all’1,5% annuo ed è ancora distante dal rispetto degli standard fissati dalla normativa. E sempre nel capoluogo partenopeo salgono a dismisura anche le perdite di rete (dal 24% del 2011 al 42% del 2015).Napoli (ottantaduesima), mostra perdite della rete idrica che superano il 40% e infrastrutture dedicate alle bici praticamente quasi inesistenti.
La qualità dell’aria presenta per il biossido di azoto un valore medio delle concentrazioni misurate dalle centraline in ambito urbano che raggiunge i livello di 37,3 ug/mc al di sotto del limite di legge di 40 μg/mc. La media relativa alle concentrazioni di polveri sottili si assesta sui 28,7 microgrammi al metro cubo inferiore al limite per la protezione della salute umana di 40 μg/mc, previsto dalla direttiva comunitaria. La raccolta differenziata si assesta al 25,%, percentuale ancora bassa rispetto alle altri grandi città. Migliora il trasporto pubblico con 151 passeggeri trasportati annualmente per abitanti annui ma ancora lontana dalle altre grandi metropoli e citta’ turistiche come Venezia con 640 viaggi/ab, Roma 514 viaggi/ab e Milano (472 viaggi/ab) Inoltre tra le grandi città per quanto riguarda offerta di servizio di trasporto pubblico con 26 km-vetture/ab tra le peggiori in Italia superata solo da Palermo e Messina. Napoli risulta tra le ultime in Italia per la percentuale di copertura del fabbisogno elettrico domestico attraverso le fonti energetiche rinnovabili sul totale dei consumi domestici : non arriva neanche al 4%.
Nel complesso – commenta Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – il Rapporto evidenzia con chiarezza che siamo in presenza di città apatiche, statiche e pigre. Fa da contraltare a questo scenario di pigrizia amministrativa una rinnovata vitalità sociale, un crescente numero di progetti partecipati, di reti associative, di social street, di condomini green, di cooperative di comunità.
Le forme e i luoghi possono essere molto diversi, ma il principio è sostanzialmente lo stesso: nelle aree urbane, in periferia come nei quartieri centrali, c’è una tensione popolare verso un rinascimento del senso di appartenenza e uno sforzo comunitario per riappropriarsi dei luoghi e dello spazio pubblico. C’è un mondo in movimento che crea economia sana – green – e reclama dai decisori pubblici (locali e nazionali) scelte, coraggio, cambiamento. Ai sindaci il compito di raccogliere questa sfida e di non passare anni a fare solo piccoli passetti avanti.
Il primato regionale spetta a Benevento che si posiziona al 25 posto a livello nazionale, migliorando di ventinove posizioni rispetto la classifica dello scorso anno. La percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 65,2 % conseguendo il il primato regionale e migliore città del sud con una ottima performance per la riduzione della produzione annua pro capite di rifiuti urbani , con 394,5 kg/ab, quarta migliore città italiana. Il biossido di azoto con un valore medio delle concentrazioni misurate dalle centraline in ambito urbano che raggiunge i livello di 20,9 ug/mc, risulta all’undicesimo posto nazionale, miglior performance regionale molto al di sotto del limite di legge di 40 μg/mc. Nel capoluogo beneventano l’acqua immessa nella rete viene perduta in percentuale pari al 33,8% Unica tra le città campane ad avere una buon indice di ciclabilità con 10,29 metri equivalenti ogni 100 abitanti per pista ciclabile.
Avellino scende di tredici posizioni raggiungendo la 42a posizione. Soglia di allarme per il Pm10 che con 35, μg/mc si assesta di poco sotto il limite di legge di 40 μg/mc.Promossa sulla depurazione con il 100% di capacità depurativa ma non invia dati sulle perdite di rete. Scende la percentuale di raccolta differenziata al 34% con una produzione annua pro capite di rifiuti urbani pari al 474,4 kg/. Nel 2014 le vittime e i feriti causati da incidenti stradali nei comuni capoluogo di provincia sono stati, in media, 7,1 ogni 1.000 abitanti, Avellino(48/1.000 ab) è tra le ultime in Italia. Sono 0,35 i metri quadrati di superficie pedonale a disposizione di ogni residente.
Salerno guadagna 16 posizione piazzandosi al 51 posto, terza città campana. La raccolta differenziata si assesta al 64,1% perdendo la leadership regionale. La qualità dell’aria presenta per il biossido di azoto un valore medio delle concentrazioni misurate dalle centraline in ambito urbano che raggiunge i livello di 44 ug/mc al di sopra del limite di legge di 40 μg/mc.Buona invece sul lato dei rilevamenti riguardanti il Pm10. Nel capoluogo salernitano l’acqua immessa nella rete viene perduta in percentuale pari al 66,4% a riprova di una situazione critica per la città. Male su offerta del trasporto pubblico che viene calcolata come i chilometri percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente con Salerno che si posiziona tra le ultime per le città medie con 15 km-vetture/ab. Mentre è maglia rosa per l’indicatore sulle energie rinnovabili che si concentra sulla diffusione del solare termico e fotovoltaico in strutture pubbliche, Dai dati elaborati,Salerno distanzia tutte le altre città, con oltre 188 kW installati ogni 1.000 abitanti kW installati ogni 1.000 abitanti
Maglia nera della Campania è assegnata a Caserta con la sua 101 posizione penalizzata per il mancato invio delle informazioni sui dati della qualità dell’aria e consumi idrici e perdita della rete. La raccolta differenziata fa registrare una percentuale pari al 47,8 % ma una produzione annua pro capite di rifiuti urbani pari a 525,3 kg/ab, mentre sono appena 0,11 i metri quadrati di superficie pedonale a disposizione di ogni residente. Caserta risulta tra le peggiori in Italia per la oercentuale di copertura del fabbisogno elettrico domestico attraverso le fonti energetiche rinnovabili sul totale dei consumi domestici : non arriva al 21%.