“Voler restringere la musica napoletana ai neomelodici ripropone lo stesso stereotipo dei matrimoni de Il boss delle cerimonie in cui si faceva pensare che a Napoli e dintorni le cerimonie si festeggino nel modo cafone descritto nella trasmissione” hanno aggiunto Borrelli e Simioli augurandosi che “a differenza di quanto fatto con Il boss delle cerimonie, questa volta, Realtime, che sembra destinata a cambiare nome in SputtaNapolitime, stia attenta nella selezione dei partecipanti ed eviti di dare spazio e visibilità a persone che vivono nell’illegalità come è capitato con gli spacciatori del parco verde di Caivano”.
“Purtroppo trasmissioni del genere fanno talmente tanti danni che inducono anche critici televisivi di fama nazionale come Aldo Grasso a pensare che Il boss delle cerimonie racconta benissimo Napoli, una vera offesa per la cultura e l’eleganza napoletane che nulla hanno a che fare con quella trasmissione e con quello che racconta” hanno concluso Borrelli e Simioli.