Il passo in avanti dell’indagine, che a fine gennaio aveva già individuato assunzioni amministrative attraverso gare d’appalto costruite su misura per diversi parenti interni (otto gli indagati lo scorso aprile), è arrivato quando il pm Amedeo Sessa ha preso per credibili due lettere dettagliate – questa inchiesta vive di lettere dettagliate fin dall’inizio – inviate ad agosto e settembre alla procura, all’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, alla Corte dei Conti, ai carabinieri, alla finanza, al quotidiano locale “La città” e al sito “Cronache della Campania”.
Il procuratore ha deciso di chiedere riscontri sulle ipotesi di reato avanzate nelle missive nei confronti di tutti i “citati”. Il rettore Tommasetti, sì, oggi si dice tranquillo, “tutto sarà dimostrato per quello che è”, ma da aprile è indagato insieme al direttore generale per falso e abuso d’ufficio (le assunzioni amministrative) e la nuova lista nera del nepotismo salernitano agita il sonno di diversi baroni.
«Tralasciando ogni valutazione sulla circostanza che si tratta di indagini scaturite da esposti anonimi – aggiunge Tommasetti – ribadisco la massima disponibilità, mia e dell’Amministrazione, alla collaborazione con gli organi inquirenti, nella convinzione che, qualora emergessero elementi di irregolarità, l’Ateneo non potrà che trarre beneficio dallo svolgimento dell’attività di indagine. La nostra azione di governo rimane come sempre improntata alla trasparenza, alla difesa del merito, alla tutela dell’Istituzione.