A tutto ciò si aggiunge il permanere di un clima particolarmente difficile nelle relazioni con il circuito del credito. Sono queste le premesse del flusso in uscita delle imprese edili dal mercato con circa 2.000 cessazioni nel periodo gennaio/giugno 2016.
Il quadro che emerge dall’analisi della Banca d’Italia presentata nei giorni scorsi e dedicata all’economia in Campania, evidenzia, quindi, un contesto in continuità rispetto agli anni precedenti, che sollecita una forte accelerazione delle progettualità legate alla captazione dei fondi europei prioritariamente nell’ambito della realizzazione di interventi infrastrutturali. Sono ovviamente comprensibili le preoccupazioni degli imprenditori che constatano l’eccessiva lentezza del passaggio alla fase operativa della spesa legata ai finanziamenti Ue. Un film già visto, per la verità, che non lascia presagire, purtroppo, nessuna significativa inversione di tendenza.
Il quadro generale.
“Il settore delle costruzioni – scrive la Banca d’Italia – continua a registrare andamenti negativi. Secondo le informazioni ottenute tramite il sondaggio condotto tra settembre e ottobre e rivolto a un campione di imprese di costruzioni con almeno 10 addetti, la quota di quelle che hanno dichiarato di aver ridotto la produzione nell’anno è salita al 40 per cento (dal 30 rilevato nell’autunno dello scorso anno), superando nettamente quella delle imprese con produzione in crescita, pari al 27 per cento (dal 37)”. Le previsioni sull’andamento della produzione nel 2017? “Appaiono caute: il saldo fra imprese che si attendono un aumento della produzione e quelle che ne prevedono un calo è stato pari a 12 punti percentuali (era di 35 nel precedente sondaggio).
Il comparto risentirà nei prossimi mesi del forte calo dei bandi di opere pubbliche, che fa seguito alla crescita sostenuta osservata nel 2015. Secondo i dati del Cresme, le opere bandite tra gennaio e agosto sono diminuite, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 40,5 e del 25,6 per cento, rispettivamente, in numero e in valore”. Ne consegue che “in tale contesto prosegue il processo di uscita dal mercato delle imprese di costruzioni. Nei primi 6 mesi dell’anno in corso sono cessate 1.954 aziende, in linea con l’andamento osservato nel primo semestre del 2015”.
Sul versante del mercato immobiliare si registrano segnali di ripresa, “sebbene i volumi delle transazioni permangano ancora su livelli molto contenuti”. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, “nei primi sei mesi dell’anno in corso il numero di compravendite è cresciuto sia nel segmento residenziale (18,0 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2015), sia in quello non residenziale (7,8). L’aumento ha interessato in particolare le province costiere. Le quotazioni di immobili a uso residenziale sono lievemente calate (-1,1 per cento sul semestre precedente)”.
Il credito alle imprese.
Se si tiene conto non solo dei prestiti bancari, ma anche di quelli delle società finanziarie, “nei dodici mesi terminanti a giugno il credito alle imprese è cresciuto dello 0,6 per cento”. Ma l’espansione dei finanziamenti alle imprese manifatturiere e dei servizi “ha più che compensato l’ulteriore flessione del credito nelle costruzioni”. Dal punto di vista tecnico, “dopo una lunga fase di contrazione, i prestiti erogati nella forma di anticipi o di altri finanziamenti auto-liquidanti hanno ripreso a crescere (0,9 per cento). Nel contempo, continuano a calare in misura ampia le aperture di credito in conto corrente (-9,5 per cento) e si sono ridotti i prestiti a scadenza (-1,0)”.
Secondo le principali banche che operano in regione, “l’espansione della domanda di prestiti da parte delle imprese è risultata ancora moderata nella prima metà del 2016 sia tra le classi dimensionali sia tra i principali settori di attività, con l’esclusione del settore delle costruzioni dove invece ha ristagnato”.
Le richieste di nuovi prestiti “sono state indirizzate principalmente al sostegno del capitale circolante, in minor misura agli investimenti e alla ristrutturazione delle posizioni debitorie pregresse”. Anche in presenza di una flessione dei tassi a breve termine, “la riduzione del costo del credito è stata più contenuta per le imprese di costruzioni, in ragione della loro più elevata rischiosità, rispetto alle aziende manifatturiere e dei servizi”.
La qualità del credito.
Nella media dei quattro trimestri terminanti a giugno 2016, “il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti in essere all’inizio del periodo è stato pari al 3,5 per cento per il complesso dei residenti campani, valore sostanzialmente analogo a quello registrato alla fine del 2015”. Il tasso d’ingresso in sofferenza (tasso di decadimento) è rimasto sostanzialmente stabile sia per le famiglie consumatrici (2,0 per cento) sia per il complesso delle imprese (4,8). “Tra queste ultime, tuttavia, è aumentato per quelle delle costruzioni (all’8,3, dal 7,6 per cento) e, in minor misura, per le imprese dei servizi (al 4,5)”.
(Fonte: Banca d’Italia/L’economia della Campania–novembre 2016)