A dirlo è l’edizione 2016 dell’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, presentato oggi a Roma, che contiene riferimenti anche al quadro europeo.
Il corposo report (per la prima volta scaricabile anche su smartphone), che fornisce dati ufficiali su tutti i settori ambientali – dall’agricoltura ai rifiuti, passando energia, turismo e rumore – grazie alla cooperazione con le Agenzie Regionali e le Provincie autonome per la protezione dell’ambiente, indica che secondo le stime, 500mila italiani abitano in aree a pericolosità di frana molto elevata, 744mila in aree a pericolosità elevata, 1,5 milioni in aree a pericolosità media e 2 milioni in aree a pericolosità moderata. Altra minaccia arriva dai terremoti (l’Italia è seconda solo dopo la Grecia) che tuttavia, a differenza del 2016, nel 2015 non hanno causato vittime né danni: sono stati 1.963, di cui solo due di magnitudo pari a 4,7 e 4,5, con epicentri molto profondi (oltre 200 km).
Le zone più critiche per la presenza di faglie “capaci”, cioè in grado di produrre rotture o deformazioni significative in superficie o in prossimità di esse, sono la Calabria tirrenica, la Sicilia orientale, la catena appenninica Centro-meridionale e il Friuli-Venezia Giulia. A rischio, evidenzia l’Ispra, anche il patrimonio culturale: 10.297 i beni più esposti , pari al 5,4% del totale.
Il 28% dei Siti Unesco italiani è in zone ad alta sismicità. Promosso il 90% della acque costiere di balneazione, giudicate di qualità eccellente. Gli ambienti marini sono tuttavia vittime, come quelli terrestri, dell’assalto di specie alloctone invasive, un fattore di rischio per la biodiversità. Attualmente in Italia il numero di specie non autoctone documentate, animali e vegetali, è di circa 2.700.
Dall’annuario emergono notizie positive per le acque sotterranee: a novembre 2016, dei 1.053 corpi idrici identificati, il 59% è classificato come buono sia per lo stato chimico sia per lo stato quantitativo. Per quanto riguarda le acque superficiali (7.494 fiumi e 347 laghi), invece, solo il 43% dei fiumi e il 21% dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico; il 75% dei fiumi e il 47% dei laghi quello per lo stato chimico.
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