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Centro Commerciale Le Cotoniere, ecco che cosa non va. La recensione

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Gaetano Ferrigno sulla pagina facebook Figli delle Chiancarelle ha postato una interessante recensione sul neonato centro commerciale Le Cotoniere a Fratte. Numerosi gli spunti interessanti che dovrebbero far riflettere. Ecco cosa scrive:

1) I centri commerciali, non dovrebbero essere e non sono, nella maggior parte dei casi, delle mere aggregazioni di negozi:
Appare evidente, nella distribuzione planimetrica degli esercizi , all’interno dei centri commerciali a noi noti, come si prediliga uno sviluppo organico dei percorsi interni, caratterizzati da viali non rettilinei, il più delle volte a circuito, arricchiti da traverse, snodi, slarghi e vere e proprie piazze coperte, il tutto per dare l’impressione di trovarsi in un quartiere urbano, in modo che lo sguardo sia interrotto da mutevoli prospettive e che l’avventore, provi quel piacevole senso di disorientamento, caratteristico dell’urbanistica, spesso spontanea, del centro di una città.

Tale indirizzo, viene portato ai massimi livelli, nei centri commerciali a cielo aperto, ad esempio Valmontone, La Reggia, Outlet Cilento e tutti gli altri, dove vengono ricreati veri e propri villaggi dalla eclettica architettura.
Questo non accade nel centro nostrano, improntato ad uno sviluppo strettamente longitudinale, con un connettivo centrale, una specie di corso, sul quale si affacciano due stecche di negozi senza soluzione di continuità, senza snodi né traverse e, tanto meno, slarghi o piazze, dove i punti di ristoro, fatte un paio di eccezioni, sono confinati sul fondo delle gallerie, come vicoli ciechi alimentari, senza alcuna assonanza con quello che accade in un tessuto urbano, dove questi sono distribuiti in maniera casuale.

2) Un’altra nota dolente del “nostro”, è l’aspetto coloristico generale, che non si discosta mai dal bianco e dalle tonalità di grigio, che vanno dal grigio chiaro al grigio appena appena meno chiaro, pavimenti grigi, mura bianche, nessun accenno di colore da nessuna parte, nessuna rifinitura particolare, nessun punto luce particolare, nulla di scenografico né di sorprendente! Questo leitmotiv post minimalista, viene ripreso anche dalla maggior parte dei negozi, anche quelli di grandi catene, che sembrano aver rinunciato ad ogni accenno di family feeling, per cui ogni esercizio, sembra un temporary store, che si differenzia solo per la tipologia delle stampelle utilizzate…in pratica, se il minimalismo lavora per sottrazione, nel nostro si è raggiunto l’apice, la vetta del minimal, lasciando sostanzialmente i negozi invariati, rispetto al progetto base originario.

3) Tipologie commerciali:
Se cercate di acquistare una camicia classica, del tipo che si trovano dentro la scatolina, quelle con gli spillini, cartoncini, plastichine, insomma una camicia normale, di quelle che vi mettete sotto alla giacchetta, quando un amico infame vi invita al suo matrimonio…beh, dimenticatevelo, è assolutamente impossibile, nell’intero centro commerciale non c’è un solo negozio dove sia possibile acquistare qualcosa che si adatti ad una uscita formale, non dico d’alta società ma almeno a qualcosa che si avvicini ad un appuntamento galante, a meno che la vostra tipa non sia una rapper! Il livello dei negozi è così basso, che Sorbino è di gran lunga il marchio di maggiore qualità, insieme forse a Claiton…non devo aggiungere altro.

4) Viabilità: Breve storia triste – hanno raddoppiato una strada che inizia in un imbuto e finisce in un imbuto – stop.

5) Conclusioni: Non mi permetto di giudicare l’aspetto planimetrico del nostro, forse i progettisti hanno riscontrato oggettive difficoltà, nell’organizzare tanti negozi in un’area di sedime fortemente longitudinale, anche se penso che avrebbero dovuto fare qualche sforzo in più; sono invece molto critico sull’aspetto dei materiali e dei colori, onestamente non potevano fare di peggio! Tristissimi i punti di ristoro, ammucchiati uno accanto all’altro, in spazi angusti e poco luminosi, con tavolini disposti in batteria, tutti uguali, tutti bianchi, tutti tristi, che farebbero passare l’appetito anche a Ben Gunn, il naufrago dell’isola del tesoro, che avrebbe dato la vita per un pezzo di cacio!

I centri commerciali, i Mall, come li chiamano in America, nascono oltreoceano, non per moda ma per necessità, in quanto i sobborghi periferici, sono concepiti come una distesa di case unifamiliari, prive di negozi, non ci sono palazzi con locali terranei nè spazi specifici per qualsivoglia attività commerciale/artigianale! Il modello statunitense, viene importato in Europa tal quale, senza tenere conto delle sostanziali differenze urbanistiche e con gravi ripercussioni sui negozi di vicinato! Per questa ragione, vengono edificati, normalmente, almeno ad una certa distanza dai centri abitati, in modo che i cittadini possano operare una scelta! Se ne costruisci uno dentro una città, è normale che ad una sgambata urbana, con annessi problemi di parcheggio e relativi costi, uno preferisca recarsi in un centro commerciale! Forse la bassa qualità dei negozi del nostro, non danneggerà alcuni esercizi del centro…ma buona parte si, per non parlare di quelli del Carmine e di Pastena, già andati deserti durante la festa dell’8 dicembre e per i quali il futuro si prospetta tutt’altro che roseo!

di Gaetano Ferrigno

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