RestART, con l’esposizione delle opere realizzate da 9 artisti di caratura nazionale ed internazionale, nasce a Salerno dal partenariato tra Campania ECO Festival, Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, Fondazione Copernico e l’Arcidiocesi Salerno – Campagna – Acerno, con il sostegno del Consorzio nazionale di recupero e riciclo imballaggi in acciaio RICREA e da Sabox srl.
RestART è un viaggio in cui tutti i materiali suscettibili di recupero sono destinati al bello attraverso il linguaggio dell’arte. Acciaio, legno, vetro e plastica, materiali e oggetti di uso quotidiano trasformati in opere d’arte uniche.
“Il preesistente diviene punto di partenza e non di arrivo, dove gli oggetti alla fine del proprio ciclo di vita ritrovano essenza vitale, nuova funzione e carattere estetico, diventando leit motiv di tutta la produzione artistica”, dichiarano i curatori della mostra Antonella Ferraro e Umberto Canfora.
“Grazie a questo importante partenariato – dichiara il presidente della Fondazione Carisal Alfonso Cantarella – siamo riusciti a realizzare per la prima volta a Salerno il progetto RestART presso il Museo Diocesano S. Matteo, che si inserisce di fatto nel percorso Luci d’Artista. Il nostro intento è quello di contribuire alla nascita, presso il Museo Diocesano, di uno spazio espositivo e di un laboratorio sperimentale permanente sull’upcycling, rivolto ad artisti e giovani studenti del territorio” ;
“Ci fa piacere che sia proprio Salerno, uno dei comuni italiani più virtuosi nella raccolta differenziata degli imballaggi in acciaio, ad ospitare la mostra – commenta Roccandrea Iascone, responsabile comunicazione del Consorzio RICREA – Attraverso il riutilizzo creativo si sensibilizza il pubblico sull’importanza della sostenibilità e si trasmette un messaggio fondamentale: gli imballaggi in acciaio, come i tappi corona o le latte utilizzate per realizzare le opere esposte, possono vivere infinite volte se vengono differenziati e avviati al riciclo”.
“Sono davvero lieto di ospitare al Museo Diocesano questa importante mostra-evento dedicata all’arte contemporanea e alla cura dell’ambiente. Sarà anche un’occasione – prosegue il direttore del Museo Don Luigi Aversa – per tutta la comunità per conoscere da vicino il proprio patrimonio storico, culturale e identitario, custodito nelle sale del museo.”
“Il progetto RestART risponde a pieno ai valori e agli obiettivi di breve e medio periodo della Fondazione Copernico – dichiara il suo presidente Renato Paravia – Mi auguro che questo progetto cresca sempre di più nella città di Salerno, affinché possa divenire nel tempo un riferimento per lo sviluppo innovativo dei temi legati alla sostenibilità ambientale”.
“RestART upcycling è un progetto innovativo e ambizioso – dichiara Francesco Paolo Innamorato, coordinatore RestArt – Puntiamo, nel breve periodo, alla creazione di una piattaforma web dove tutte queste opere, ma anche tante altre, potranno essere a disposizione di qualsiasi persona interessata al riuso creativo”.
La mostra, che si dirama in 3 sale più il chiostro, prevede un percorso non obbligato frutto di un dialogo con gli artisti e dell’osservazione delle opere.
All’interno del chiostro la prima opera che si incontra è quella del modenese Carlo Baldessari, un autentico gioiello realizzato con materiale recuperato in fabbriche di vetro e poi rielaborato dall’artista come preziosi monili. Proseguendo, il gioco di luci si sviluppa attraverso l’installazione “Aqua Matrix”, risultato di un percorso di ricerca e sperimentazione audiovisiva sull’acqua, realizzata dall’associazione avellinese “Magnitudo”, creatrice del festival di musica elettronica “Flussi”.
Nella Sala dell’Arcivescovo, situata sempre al pianterreno, troveremo tre opere di grande impatto. Frontalmente, posta al centro della parete come una pala d’altare, troviamo l’opera collage del paganese, ma torinese d’adozione, Ermanno Cavaliere che presenta un’immagine di totale disambiguazione e nei volti dei personaggi un atteggiamento d’indifferenza. In terra è posto un grezzo e drammatico crocifisso realizzato dall’angrese Mnemos, al secolo Giovanni Cuccurullo, a simboleggiare la perdita della centralità e la morte di Dio come rappresentazione di ogni fede ed appartenenza o anche di semplice laicità. Continuando il percorso ci si imbatte nella testa reclinata verso il basso – realizzata dall’avellinese Flavio Grasso – a rappresentare una caduta che nemmeno la ragione ha potuto evitare.
La Sala di Santa Caterina, di fianco a quella dell’Arcivescovo, è subito caratterizzata dalla trinità umana del napoletano catalano Luigi Masecchia. Tre volti realizzati con i tappi a corona in acciaio: quello del D10s del calcio; quello di un uomo che per tutta la vita ha fatto della sua musica il vessillo della “working class”; quello di un intellettuale, poeta, scrittore, regista. Il veronese Roberto Bravi, invece, ci riporta nel mondo del ricordo attraverso l’apertura e la ricomposizione di vecchie scatole in latta usate nel secondo dopoguerra. Altre installazioni sono rappresentate dalle plastiche del salernitano Lello Ronca.
Nella Sala del Sapere, al primo piano del Museo, troviamo gli affreschi su cartone realizzati dalla salernitana Adele Ruggiero. Particolarmente interessanti le sentinelle di legno recuperato dai portoni e rimodellato dalle sapienti mani di Mnemos/Giovanni Cuccurullo. In opposizione alle sentinelle in legno, ci saranno le forme aliene e naturalistiche di Grasso. Come cornice della sala, ci saranno i lavori in vetro di Carlo Baldessari.
Durante il periodo della mostra sono in programma diversi eventi, tra teatro, musica e talks su cultura e fondi europei. In allegato, il programma completo degli eventi che si terranno dal 15 dicembre al 15 gennaio al Museo Diocesano di Salerno.
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