Il presepe ha affidato ai colori la globalizzazione della buona novella: il bianco è per l’Europa e per il Papa; l’azzurro richiama l’Oceania e le innumerevoli isole sparse nelle azzurre acque di questo continente dove ci sono nazionalismi esasperati e dove si combattono guerre di religione; il verde è per l’Africa, le sue verdi foreste ed è il colore sacro ai musulmani. Un continente dove la vita esplode in tutte le sue meraviglie dove si compiono gli attentati più orribili; il giallo è per l’Asia, la terra del sol levante, la culla della civiltà; infine il colore rosso, per il continente americano che ebbe come primi abitanti i pellirossa. Un continente dalle grandi contraddizioni dove i grattacieli dicono l’ingegno dell’uomo dove la libertà troneggia sulle rive dell’oceano, dove la tecnologia è più avanzata, dove i bambini vivono e dormono sulla strada, dove nel fango delle favelas prolifera la disperazione del mondo e dove i diritti che si proclamano non sono rispettati.