Alessandro Landi era detenuto da tre mesi ed era in attesa di processo. Era stato arrestato nel corso del blitz Italo che aveva portato in carcere dei giovanissimi che, suddivisi in gruppo detenevano il controllo dello spaccio a Salerno. Landi, secondo le accuse della Procura apparteneva al gruppo di Emanuele Barbone. Il 36enne è stato rinvenuto dagli agenti di turno seduto sul wc della stanza di pertinenza, appoggiato su se stesso. Una posizione che ha immediatamente insospettito l’agente di turno il quale si è avvicinato all’uomo per accertarsi che fosse tutto a posto. Alessandro era già morto quando è stato rinvenuto, inutile ogni tentativo di soccorso.
Secondo quanto riferito dalla segreteria provinciale della Uil polizia penitenziaria, non appena è scattato l’allarme, nel giro di pochissimo tempo, presso l’istituto di pena è arrivato il comandante di reparto, che ha proceduto alle comunicazioni di rito all’Autorita giudiziaria per informare dell’accaduto. Successivamente, con l’arrivo del medico legale, la salma è stata trasferita presso l’obitorio dell’ospedale di via San Leonardo dove si trova attualmente a disposizione del magistrato.
Il quotidiano Le Cronache, oggi in edicola, riporta anche la dichiarazione di A. V., moglie di Alessandro Landi. La donna non crede che il marito sia spirato a seguito di un attacco di cuore. La coppia, che viveva a Matierno, aveva un bimbo di dieci anni. La donna aveva visto il marito l’ultima volta venerdì scorso e dice di averlo trovato in ottima forma.
Quando ho visto il corpo di Alessandro (Landi ndr), ho notato delle strane cose. Nella parte interna del labro superiore c’era del sangue, e all’altezza dell’attaccatura del collo vi erano dei segni, dei lividi, poi il viso era molto gonfio. Mi è parso strano. Non dico che non può essere stato stroncato da un infarto, ma ho qualche dubbio ed è per questo che mi sono rivolta al mio avvocato per presentare una denucia. Mio marito non aveva patologie cardiache e, anzi, da quando era in carcere le sue condizioini fisiche erano migliorate notevolmente. Non faceva più uso di sostanze stupefacenti nè di metadone. Questo gli aveva consentito, dopo essersi sottoposto a delle analisi di rito, di essere assunto da una società interna al carcere come idraulico. Lavorava e se avesse ancora assunto droghe non sarebbe stato possibile. Anzi, questo mese ci aveva mandato anche 200 euro del suo stipendio”