C’è chi fa il guappo per la forza irrazionale di una pistola… Tutti dobbiamo dire basta ai soprusi e alle prepotenze, non abbassare la testa per assuefazione, reagire con dignità”.
Questo il duro monito che l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha urlato dal pulpito dopo la sparatoria avvenuta in pieno giorno in un mercato di Forcella, durante la quale, la scorsa settimana, è rimasta ferita una bambina.
Poco prima Luigi De Magistris e Roberto Saviano non se le erano certo mandate a dire con un scontro verbale piuttosto veemente. Il sindaco aveva mosso pesanti accuse allo scrittore in merito ad un approccio considerato eccessivo e strumentale per il modo di narrare e commentare, peraltro da remoto, le vicende della sua terra rendendole di fatto un pessimo servizio e provocando un grave danno alla immagine della città che, viceversa, a dire del primo cittadino, vive una importante fase di ripresa e riscatto.
Di contro, l’autore di “Gomorra” ha sostanzialmente bollato come sconcertante l’ammonimento mosso verso chi paga un prezzo altissimo per aver denunciato crimini che, oltre al resto, attentano alla bellezza di cui la Napoli è custode e foriera.
Sarebbe da tifosi sposare in assoluto la tesi dell’uno o dell’altro; più interessante, invece, è provare a farle viaggiare su binari paralleli. Ovvero, il ruolo del sindaco non è certamente solo quello di amministrare la complicata macchina municipale, ma soprattutto di disegnare e governare i difficili processi di crescita della comunità rappresentata ed alimentare fiducia e speranza.
Lo scrittore ha invece da tempo assunto una posizione di ferma denuncia anche allo scopo di mantenere alta la attenzione sui meccanismi perversi che purtroppo continuano ad incidere pesantemente su quell’area. Che a Napoli e in parte della Campania la camorra ed il malaffare esercitino un ruolo forte, è un dato inconfutabile.
D’altronde, lo Stato non sempre ha avuto la necessaria immediatezza nell’apprestare risposte ai numerosi bisogni di quei territori, cosa che ha reso deboli gli apparati socio-economici e, dunque, più agevole l’insinuarsi della criminalità organizzata la quale, talvolta, nella compiacenza e nella promiscuità di taluni esponenti politici ha trovato un validissimo alleato.
Affinché l’intero territorio napoletano possa esprimere il meglio di sé è sì necessario offrire una prospettiva altra, tuttavia non si devono sottacere e minimizzare i pericoli derivanti dai pesanti condizionamenti che la malavita continua ad imporre al tessuto sociale, ancorché verso gli apparati produttivi e non solo.
Il tantissimo di buono che il capoluogo ed il suo hinterland esprimono non può soccombere a chi lo umilia, lo vessa e lo sporca. La conoscenza ed il coraggio divengono, pertanto, elementi imprescindibili ad ogni livello. Il coraggio di gran parte della gente di indignarsi, di compiere il proprio dovere, di reagire e di non rassegnarsi mai.
editoriale a cura di Tony Ardito