Nella discussione generale è emersa una condivisione ampia degli intenti della proposta di Nesci anche da parte degli altri gruppi, ma la scorsa settimana è piovuta una tegola: la Relazione tecnica della Ragioneria Generale dello Stato è negativa, perché il testo non indica le coperture finanziarie dei nuovi costi. In queste ore si sta dunque lavorando per superare queste criticità, con l’intento di iniziare a votare in settimana gli emendamenti già presentati dai gruppi in numero limitato.
“All’80 per cento – spiega Nesci al telefono – abbiamo risolto questi problemi”. La proposta Nesci, per evitare pressioni delle mafie sugli scrutatori, prevede che questi siano sorteggiati tra gli iscritti all’apposito albo comunale, così come il segretario della sezione elettorale che non verrebbe più nominato dal presidente dell’ufficio elettorale di sezione.
Per quanto riguarda i presidenti, viene confermata la nomina da parte della Corte d’Appello: ma nel caso di loro rinuncia (magari per le pressioni della criminalità), la Corte non nomina il nuovo presidente, ma lo estrae a sorte. Inoltre sia i presidenti che gli scrutatori non possono essere nominati per più di due volte. Per quanto riguarda le operazioni di voto vere e proprio, Nesci propone che l’urna sia non di cartone, ma di materiale trasparente, per verificare che non vi siano schede già prima dell’inizio delle votazioni. Per la Ragioneria i costi ammontano a 710mila euro, la cui copertura è in corso di reperimento.
Novità anche nella cabina, sempre nell’ottica di evitare un voto di scambio. attraverso una manipolazione della scheda così da renderla riconoscibile. La nuova cabina avrà tre lati chiusi, con il quarto privo della tradizionale tendina. L’elettore voterà dando le spalle al presidente di seggio, così che il suo voto rimarrà segreto, ma non avrà la possibilità di manipolare la scheda o di fotografarla con un cellulare nascosto. Qui non ci sono costi, osserva Nesci. “basterà togliere la tendina e montare le cabine diversamente”.
L’altra grande novità è il voto per studenti e lavoratori momentaneamente fuori sede; per ovviare ai 730 mila euro di costi, la soluzione, spiega ancora Nesci, e che essi “votino nel tribunale del luogo di lavoro o di studio”, dopo aver fatto richiesta al comune 20 giorni prima delle elezioni. Verrà accolto un emendamento del Pd che allarga questa procedura ai volontari che assistono le popolazioni colpite da un sisma o da una calamità naturale.