I risultati, positivissimi, al momento li ha ottenuti sui topi, ma a breve sarà possibile sperimentare il trattamento sull’uomo. A novembre ha esposto a Berlino il lavoro di ricerca portato avanti al King’s College, dov’è Phd in Oncologia molecolare e Imaging Cancer, a dicembre, sotto l’albero, la bella sorpresa di essere stata nominata ambasciatore dell’European Association for Cancer Research, che raggruppa i maggiori professionisti che studiano le patologie oncologiche.
«Quella di andare all’estero è stata una mia scelta, accarezzata fin dall’ultimo anno di università – racconta Alessia –. Ci pensavo già da liceale al Tasso, poi mi sono iscritta a Biologia a Napoli, ho fatto un internato di due anni e mezzo al Cnr e ho preso contatti con istituti d’eccellenza esteri. Avrei potuto fare la ricercatrice anche in Italia come tanti altri, ma è questione di ambizioni personali. Qui avrei dovuto mettermi in fila, vedere persone meno preparate passarmi avanti, nel caso migliore trovarmi in un laboratorio senza risorse finanziarie. Oltre confine è tutt’altra cosa, ci sono standard alti. Ti prendono solo se meriti. Non voglio vantarmi, ma la selezione per approdare al King’s è stata dura, primo ostacolo la lingua, devi parlare l’inglese come se fosse la tua lingua madre».
Poi aggiunge: « Stare a contatto con i malati di cancro ti dà un’energia in più, ti fa capire il senso di quello che fai. E allora, anche se sei stanco, vai avanti a muso duro, sai che quello che fai è combattere per la vita. È questo impatto emotivo con la sofferenza che ti dà la forza mentale e interiore. Ti rendi conto che quello che fai ha valore, ti ricorda che la conoscenza è importante, aiuta a salvare vite. L’altro aspetto significativo è che operi in équipe, la sana competizione assume la forma di un’intensa collaborazione. Ed è importante il confronto, con quelli come te e con i tuoi tutor, se vuoi raggiungere il meglio per la tua crescita personale e professionale».