L’animale “sarebbe saltato addosso alla bambina e l’avrebbe morsa a livello della testa”, hanno spiegato le autorità. Un’inchiesta è stata aperta per stabilire le circostanze del dramma.
Secondo le prime ricostruzioni, la piccola si trovava in braccio alla mamma con la sorellina di quattro anni nel cortile di casa, quando uno dei due rottweiler della famiglia sarebbe saltato sulla piccola mordendola letalmente.
Il rottweiler è stato poi abbattuto. In verità, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la colpa non è da attribuirsi al cane, bensì al genitore che ha permesso alla bambina anche se in braccio di entrare nel cortile che ospitava il molosso.
Difatti, il cane stava facendo il suo lavoro: quello di proteggere il proprio territorio da un potenziale aggressore, tipico quando il bambino entra nel territorio del cane, per difesa indotta, il cane difende qualcosa di sua proprietà. In questo caso l’aggressione è scatenata dal fatto che il bambino inavvertitamente o volutamente è entrato nel suo territorio.
Il cane potrebbe essere stimolato anche dalla presenza, attiva o passiva, di un componente del gruppo con il quale un rapporto sociale molto stretto; potrebbe essere il suo dominante oppure il subalterno. Il cane resterà sempre il migliore amico dell’uomo ma l’uomo resterà sempre l’irresponsabile animale che non riesce a gestirlo e nel migliore dei casi darà a lui tutta la colpa della sua imprudenza.
Giovanni D’Agata