Francesca, Stefano, Giorgia e Vincenzo non si conoscevano. Si erano incontrati nell’albergo Rigopiano e avevano fatto amicizia, come accade tra coppie di fidanzati durante le vacanze. Poi la tragedia: la valanga che si abbatte sull’hotel Rigopiano, 48 ore terribili trascorse lì sotto, e la sorte che alla fine decide, riservando un lieto fine a due di loro, Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, e uno tremendo agli altri due, altri due fidanzati: Francesca Bronzi e Stefano Feniello, che è deceduto.
Un breve soggiorno, addirittura di una notte per Francesca e Stefano. Invece due notti per Giorgia e Vincenzo, due notti e tre giorni di soggiorno regalati dai genitori di lei per farli riconciliare dopo una litigata. «Si vogliono molto bene», racconta Isabel Toccatelli, la mamma italo-svizzera di Giorgia che arriva in ospedale con il figlio più piccolo, anche lui con la passione per le moto sportive, come il fidanzato di sua sorella. Entrambi hanno una Ktm.
La vita e la casualità non governabile hanno riservato destini diversi a questi quattro ragazzi che stavano seduti nella sala del camini. Si trovavano su un divano, in attesa che la strada venisse sgomberata dall’incredibile nevicata, per poi lasciare l’hotel. Seduti sui divani, con le valigie pronte e il check out già fatto, perché il terremoto aveva messo addosso tanta paura e non volevano più rimanere. Poi, all’improvviso, un boato, un ruggito che veniva dalla montagna, l’urto e il colpo come di un gigantesco martello.
«La sala in cui stavamo – racconta Vincenzo, che ha 25 anni – si è improvvisamente rimpicciolita e ci siamo trovati incastrati tra le travi. Non ci siamo resi conto che la sala si era girata di 360 gradi». Un’esagerazione? «Per niente – dice Giorgia che di anni ne ha 22 – infatti i vigili del fuoco cercavano di entrare tenendo conto della posizione del camino, quindi dalla parte opposta. Io avevo le gambe bloccate, come se fossero finite dentro il fango. Ho dovuto levarmi le scarpe per liberarle. Alla fine, non so come e perché, sono stata tirata fuori dai piedi dai soccorritori, i nostri angeli».
Giorgia, studentessa e commessa, ha qualche escoriazione alle gambe ma sta bene. Quando tutto le è cominciato a cadere addosso, Vincenzo l’ha protetta con le braccia. Ora non vedono l’ora di lasciare l’ospedale e tornare alla loro vita normale e lasciarsi dietro quelle due orribili quarantotto ore, senza cibo e senza acqua. Non avevano fame, ma tanta sete dopo la paura. La bocca impastata e allora per dissetarsi hanno cominciato a mangiare la neve e succhiare il ghiaccio che era entrato con feroce prepotenza dentro l’albergo.
Non può gioire invece Francesca Bronzi di 25 anni, che ha visto spegnersi sotto i suoi occhi Stefano, che aveva 27 anni. Ma non se n’è resa conto. Quando i soccorritori dei vigili del fuoco sono entrati dentro hanno capito che quel giovane uomo non poteva essere trasportato, salvato. Le notizie su di lui sono state contraddittorie fino a ieri pomeriggio, facendo infuriare i parenti. E con Francesca che continuava a chiedere come stava Stefano.
Nessuno le dava una risposta, nessuno avere certezze. Anche il padre di Stefano, all’ospedale di Pescara, cercava di avere notizie e veniva tenuto all’oscuro di tutto. A un certo punto si è messo a urlare, a inveire contro il prefetto e tutti i politici, il viceministro Bubbico che in mattinata era venuto a fare una visita in ospedale. «Fanno tutti schifo, vengono a fare la passerella, quel posto a Rigopiano poi doveva essere chiuso, sfollato, li hanno fatti morire lì dentro, sequestrati».
Dalla euforia alla disperazione, dalla speranza e dalla gioia di due giorni fa quando sono stati trovati vivi i quattro bambini, si è precipitati nell’angoscia e nella scoperta della morte di alcuni genitori dei bambini. Quei bambini che si sono salvati dalla valanga perché stavano nella sala giochi, proprio accanto a quella del camino dove stavano le due coppie.
Ma non li sentivano. Era tutto ovattato. Un silenzio che li ha fatti dormire molto, un sonno da trance, con una sola luce, quella della torcia dei telefonini. «Alla fine pure quella si è spenta perché la batteria si era esaurita», racconta Francesca. Il suo cellulare con la custodia gialla l’ha dato al padre Gaetano, che a un certo punto si è arrabbiato per via di una notizia di agenzia che parlava di sms letti da lui. «Non mi permetterei mai di leggere i messaggi di mia figlia e poi questo cellulare è scarico da due giorni».
Fa una pausa Gaetano, poi aggiunge: «Non ci credevo più di rivedere viva mia figlia, ma il miracolo c’è stato. Non ha un graffio, mentre Stefano…», e scuote la testa. La madre Vanessa non ha la forza di alzarsi dalla sedia. Racconta che sua figlia Francesca ha tanta voglia di dormire. Il marito la prende sottobraccio e tornano a casa, con i vestiti sporchi della figlia dentro un sacco di plastica.
Fonte La Stampa