Nello Mastursi è accusato, in concorso con altre cinque coimputati, di induzione indebita a promettere utilità relativamente alle sentenze che – nell’estate 2015 – avrebbero consentito a De Luca di restare in carica alla presidenza della Regione evitando l’applicazione della legge Severino.
Per la Procura di Roma Nello Mastursi fece tutto da solo e nel suo interesse personale. Nel presunto accordo illecito sulle sentenze che sospesero l’applicazione a Vincenzo De Luca della legge Severino, il capo della sua segreteria politica avrebbe agito senza interpellarlo, al solo scopo di salvare, con la poltrona del “governatore”, anche il suo incarico a Napoli. È in base a qusto costrutto che i pubblici ministeri hanno chiesto ieri la condanna di Mastursi alla pena di 1 anno e 8 mesi
Oggetto dell’accordo sarebbero state, appunto, le sentenze che il tribunale civile di Napoli doveva emettere sull’applicabilità a De Luca della legge Severino ma non è provato che lui lo sapesse. Anzi non sono stati trovati riscontri tanto che per il governatore i pm hanno formulato una richiesta di archiviazione pendente davanti al gip.
Nelle poche pagine che compongono la richiesta di archiviazione i pm scrivono che De Luca non risulta avere mai incontrato o parlato con Manna, Brancaccio o Pozziello. Nè vi sono intercettazioni in cui De Luca parli o alluda a tali vicende e, ancora, non ha mai adottato provvedimenti in favore di Manna. Allo stesso tempo, per i pm capitolini, non ci sarebbero dubbi che Manna e Vetrano abbiano esercitato una sorta di pressing per ottenere incarichi nel mondo della sanità. Del resto l’ex capostaff, nell’interrogatorio reso ai magistrati un anno fa, avrebbe riferito che De Luca era all’oscuro delle sollecitazioni che lui quotidianamente riceveva.