Li hanno trovati dentro il caminetto, con le mani davanti al volto per proteggersi dai crolli dei solai, dai pezzi di quell’albergo diventato la loro tomba. La tragedia del Rigopiano non ha mai fine. Ieri sera hanno ritrovato gli ultimi corpi dei dispersi: 29 morti. E nello straziante ritrovamento di corpi i soccorsi hanno scoperto due persone dentro il camino. La forza della valanga li ha spinti fino a lì. Impossibile per il momento identificarli: i volti sono totalmente sfigurati.
Non solo la tragedia delle vittime e delle famiglie spezzate: le prime 6 autopsie stanno rivelando dettagli atroci sulle morti: istantanee, e per altri concorrenza di cause, tra quali ipotermia e asfissia
La protezione civile italiana è “un’eccellenza del paese” e i soccorsi all’hotel Rigopiano hanno dimostrato che “quando il sistema si mette insieme e ognuno da’ il suo contributo, dal soccorso tecnico alla comunità scientifica fino al volontariato, si raggiunge l’obiettivo”. Lo ha ribadito in conferenza stampa a Penne il capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio ricordando che questa “è una tragedia inserita in una serie di tragedie”. “I soccorritori fin dal primo momento hanno portato all’estremo le attività operative nella speranza di salvare vite, e abbiamo gioito nel momento in cui è avvenuto e ci siamo rattristati quando non è stato possibile, ma si è continuato a lavorare anche per restituire alle famiglie i dispersi, i loro cari, ha detto Curcio.
“Il sistema è da mesi sotto pressione e nonostante questo si cerca di dare risposte sempre operativamente positive”, ha aggiunto il capo del Dipartimento della Protezione Civile, sottolineando però che il sistema va “sostenuto tutti i giorni, non solo nel momento dell’emergenza: quello è il momento in cui si raccoglie il frutto di un percorso e dobbiamo ricordarci che questo spirito unitario si raggiunge con una pianificazione a monte, che deve esserci in tutti i settori”.
Dunque, quel che serve, ha concluso Curcio, è “lavorare sui punti critici” e “migliorare complessivamente il sistema a livello nazionale”, ma bisogna farlo “in tempo di pace
Le operazioni di soccorso all’hotel Rigopiano sono state “tra le più complesse che abbiamo mai gestito”: una situazione con “un crollo di un edificio di 4 piani sotto una valanga in uno scenario di terremoto, con l’impossibilità di arrivare sia via terra che via aria e con le comunicazioni difficili”. Così il direttore centrale delle emergenze dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Romano, ha ricostruito il lavoro fatto dai pompieri e dagli altri soccorritori nella zona dell’albergo.
“I vigili del fuoco – ha detto – hanno lavorato 25, 26 ore di seguito, parlando con le persone vive e facendogli vedere la luce della torcia, infilandosi in buchi di 30 centimetri. Non riuscirei mai a raccontarvi cosa significa”. E gli elicotteri dei corpi dello Stato “hanno volato tutte le volte che era possibile e anche quando non era possibile, per cercare un varco e verificare se si poteva volare”. C’è poi un altro punto che Romano sottolinea con orgoglio: “l’azione di individuazione dei sopravvissuti è stata progettata e realizzata, attraverso la realizzazione di mappe. Si è agito in una certa direzione, sono stati raggiunti i locali indicati e sono state trovate le persone lì dove avevamo ipotizzato fossero”. Anche per gli uomini del Soccorso Alpino “si è trattato di un evento straordinario, che non ha precedenti nella storia recente: si sono accavallati – dice Maurizio Dellantonio – una serie di fattori straordinari. E la risposta del sistema della protezione civile è stata altrettanto straordinaria, si è lavorato in sinergia e ci si è mossi cercando di fare tutto il possibile, mettendo sul campo tutte le tecnologie che ogni corpo aveva a disposizione”.
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