Per gli esponenti della cooperativa, è un colpo mortale inferto deliberatamente dal Comune ad una struttura che per tanto tempo si è distinta nell’accogliere tutti, senza distinzione di fede, nazionalità o religione come hanno rivendicato a più riprese.
Allo stato, inoltre, non si conosce il destino degli otto lavoratori che hanno perso tutto così come hanno perso un punto di riferimento i circa quaranta ospiti, alcuni con problemi di salute anche gravi ospitati presso il Koinè.
Finora queste persone trovavano presso il Koinè accoglienza e dignità potendo essere al centro della città con tutti i servizi disponibili (mensa dei poveri, Caritas, unità di strada e protezione civile di Salerno). Ma da parte degli uffici preposti non si è avuta nessuna comunicazione sul destino di queste quaranta persone.
«Da martedì a Salerno i più deboli non avranno più nessun punto di riferimento perché tutte le associazioni o le organizzazioni che operano nel sociale facevano riferimento all’ostello di via Luigi Guercio – scrivono i lavoratori –».
La chiusura è stata determinata da una controversia legale passata in giudicato in primo grado che vedeva coinvolti i proprietari dell’immobile, il Comune di Salerno e la cooperativa Livingstone. Sentenza che ha condannato il Comune di Salerno a pagare circa 362mila euro per canoni di locazione scaduti e che impone di liberare la struttura. La struttura conta circa sessanta posti letto, destinati a clochard, immigrati, persone a basso reddito.