Nel 2014 il 40% delle richieste di intervento alla Polizia Postale è stata lanciata da papà disperati che chiedevano allo staff di cancellare da Internet le immagini delle loro bambine in pose degne di You Porn. Con il 20% delle richieste, il dato è calato nel 2015. Ma l’allarme per video o immagini osé rappresenta un quarto del lavoro degli addetti alla web pulizia.
Dati che rispecchiano una situazione realmente diffusa tra gli adolescenti: quella che “impone” alle ragazzine di scattarsi foto sexy o spogliarsi davanti alle telecamere per apparire o sentirsi accettate. Foto o video che fanno il giro di Whatsapp (a volte è lo stesso fidanzatino a diffonderli per vantarsi delle proprie “conquiste”) o vanno a finire su siti di materiale hard a pagamento.
E di qui gli insulti, con le ragazzine che non tollerano più che vengano diffuse le proprie foto, ma soprattutto che vengano etichettate come “poco di buono”. Per non parlare dei casi in cui 40enni – anche padri di famiglia – si spacciano per adolescenti con profili falsi e chiedono alle ragazzine che ci cascano sempre più foto in pose provocanti per poi ricattarle con la richiesta di soldi e la minaccia di rivelare tutto ai genitori. Un fardello che spesso si rivela troppo pesante e che rende la vita insopportabile per le vittime, al punto di arrivare a pensare a gesti insani o compierli, addirittura (e la cronaca quotidiana, purtroppo, lo conferma).
«Oggi i giovani vivono d’istinto e di ciò che succede nella rete. Per identificarsi e fare gruppo istintivamente condividono foto, fanno filmati – spiega la Polizia Postale, che proprio sul web ha avviato l’iniziativa di prevenzione “Una vita da social” – senza però avere la piena consapevolezza che le modalità con cui sono fatti gli scatti o i video possono essere pericolose. La rete è una grande opportunità, lo diciamo sempre, perché mette in contatto, velocemente, persone lontane, accorcia i tempi e fa risparmiare anche soldi. Tuttavia è nostro compito e dovere aiutare i ragazzi nella riflessione, perché non si rendono conto che il web dà tanto ma si prende anche tanto: la nostra vita messa online non viene più restituita».
La raccomandazione della Polizia postale è dunque quella di rivolgersi senza vergogna ai propri genitori prima che la situazione degeneri. Ma, ancor prima, i genitori dovrebbero mettere i figli al corrente dei rischi del web, vietare alcune cose, controllarne altre. Se però il guaio è fatto, la vittima di cyberbullismo può:
1) Raccontare a genitori, insegnanti o a persona adulta di fiducia le prepotenze subite, in modo da valutare se sporgere denuncia alla Polizia Postale e delle Comunicazioni;
2) non rispondere alle persecuzioni ma salvare tutti i messaggi minacciosi, annotare i tempi delle telefonate, i luoghi virtuali della persecuzione, per circostanziare al meglio l’eventuale denuncia;
3) Cambiare il proprio indirizzo e-mail o il numero di cellulare se possibile;
4) Segnalare al sito della Polizia Postale (clicca qui) i comportamenti scorretti e vessatori subiti online. È anche possibile scaricare gratuitamente l’App del Commissariato online dagli store Apple e Play Store.
A disposizione degli utenti c’è la pagina facebook Una vita da social gestita direttamente dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, dove vengono pubblicati gli appuntamenti, le attività, i contributi eccellenti di tutte le tappe del tour – che a brevissimo riprenderà a girare per le città italiane – e dove i giovani internauti possono “postare” direttamente le loro impressioni ad ogni appuntamento.
FONTE IL VESCOVADO