La vita non è perfetta, ma impariamo a tenercela stretta (di Tony Ardito)

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La curiosità ed il glamour che puntualmente suscita il Festival di Sanremo catalizzano inesorabilmente la attenzione degli italiani distogliendola, seppure per pochi giorni, dai mille accadimenti, dai problemi e talvolta persino dalle tragedie.

La presenza sul palco dell’Ariston delle diverse divise dei volontari di Rigopiano e la magistrale interpretazione della canzone “Che sia benedetta” di Fiorella Mannoia, infatti, sono riecheggiate in me come una prima ideale risposta ai pesanti interrogativi, alla denuncia rassegnata da Michele, grafico trentenne il quale, dopo aver vergato con rara nobiltà d’animo una lucida e struggente resa alla incapacità delle istituzioni di riconoscere e tutelare fondamentali diritti, ha deciso di porre fine alla propria esistenza.

Ho letto e riletto quella lettera, che i genitori la scorsa settimana hanno voluto rendere pubblica, ho provato ad ascoltarne l’urlo di dolore che ne saliva, a coglierne il monito e mi sono, ahimè, ritrovato a non poterne che condividere, non certo l’amaro epilogo, ma gran parte del contenuto. Nulla, nulla deve farci indugiare sul valore della vita e niente può giustificare un atto estremo e definitivo, ma la disperazione che impietosa finisce col sopraffare chi si sente lasciato solo è uno tsunami che devasta la coscienza e rappresenta la più pericolosa delle armi da rivolgere verso il prossimo o contro se stessi.

I giorni inesorabili continueranno a scorrere e la scomparsa di Michele ed il suo ammonimento saranno probabilmente ricordati dai più solo come un brutto fatto di cronaca, in barba ai tanto invocati e decantati altruismo e solidarismo. Molti saranno su di un ring, da cui non son mai potuti ancora scendere, per affrontare le innumerevoli difficoltà del quotidiano nella attesa che finalmente il gong prima o poi suoni.

Se c’è una colpa su tutte della quale oggi si è macchiata la intera classe politica, e con essa forse ciascuno di noi che lo ha consentito, è l’aver derogato ad uno dei sentimenti più necessari: la speranza, soprattutto fra le nuove generazioni.

Tuttavia, non si deve cedere all’alibi delle negligenze altrui, ma far invece prevalere la volontà di provare a migliorare le cose; la voglia di offrire il proprio contributo, sia esso fornito attraverso il semplice compimento di un dovere, o mediante una attenzione ai bisogni del prossimo. Mai rinunciare al desiderio di lottare per affermare la verità.

Ed allora sì, “che sia benedetta, per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta; per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta. Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta…”

 

editoriale a cura di Tony Ardito.

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